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    Torna a Restituzioni 2006

    Vetro dorato con raffigurazione del faber navalis Dedalius attorniato da sei scene che ritraggono le varie categorie di operai specializzati impegnati nelle diverse fasi di costruzione di una nave

    Data: Fine del III – inizi del IV secolo d.C.
    Artista: Officina vetraria romana
    Tecnica/Materiale: Vetro, foglia d'oro, foglia d'argento e smalto
    Dimensioni: diam. 18-18,5 cm ca, spess. max (con residui del vetro superiore) 0,3 cm, spess. pareti vitree: 0,2-0,25 cm (vetro inferiore), 0,3 cm (vetro superiore?)
    Provenienza: Dal cimitero di San Saturnino sulla via Salaria, anno 1731 (fonte inventariale settecentesca), identificabile con cimitero dei Giordani (FASOLA 1972, p. 275)
    Collocazione: Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Sacro (Inv. 60788)
    Edizione: Restituzioni 2006
    Autore scheda in catalogo: Claudia Lega
    Restauro: Lucia Ghedin, Marta Giommi
    Ente di Tutela: Musei Vaticani

    … nella naturale predisposizione egli [Dedalo]superò di gran lunga tutti gli altri uomini e si dedicò all’arte di costruire, di fare statue e di lavorare la pietra. E fu l’inventore anche di molti espedienti che contribuirono all’avanzamento della sua arte e costruì opere meravigliose in molte regioni del mondo abitato   (Diodoro Siculo, Bibliotheca historica)

    Scheda breve

    Il prezioso vetro, che costituiva il fondo di un recipiente, mostra una decorazione a foglia d’oro e d’argento, con applicazioni pittoriche a smalto rosso e blu. Il soggetto rappresentato documenta, entro una cornice decorativa, l’attività di un cantiere di costruzione navale. Al centro campeggia il riccofabbricante di navi (faber navalis), di nome Dedalius, identificato dall’iscrizione latina che corre lungo il bordo del reperto. L’uomo indossa abiti di foggia militare, cinge al fianco la spada e reca un papiro e un bastone. Attorno al personaggio centrale si distribuiscono sei scene raffiguranti alcuni artigiani (fabri) intenti all’esecuzione delle diverse fasi di un lavoro di carpenteria; essi lavorano tavole di legno impiegando diversi attrezzi da lavoro –  sega, ascia a lama lunga, trapano ad archetto, scalpello, mazzuolo, pialla, ascia a lama ricurva (quest’ultima, il caratteristico strumento dei fabbricanti di navi). Nella raffigurazione compare anche la dea Atena, protettrice delle arti.

    L’esame del reperto, condotto, in occasione del restauro, ha permesso di individuare come il fondo oro prevedesse la presenza di un vetro superiore di copertura e di un piede ad anello.

     

     

    “Antiquum monumentum raritate et elegantia praestantissimum” (“antico monumento notevolissimo per rarità ed eleganza”): così fu definito ilvetro vaticano al momento del  suo rinvenimento, avvenuto nel 1731 nel cimitero dei Giordani di Roma. Fin da subito fu riconosciuto l’alto pregio del reperto, riferibile ad un’officina romana e databile alla fine del III-inizi del IV secolo d.C.

    La decorazione del fondo oro si distingue per l’alta qualità d’esecuzione, per la ricchezza e l’accuratezza dei dettagli, nonché per la singolarità del soggetto rappresentato. Domina la scena il destinatario del vetro, il fabbricante di navi che viene celebrato tramite l’illustrazione della sua professione. Sfruttando la suggestione onomastica, egli è identificato con Dedalo, il mitico architetto ed inventore protetto dalla dea Atena: attraverso questo richiamo, si vuole esplicitare indirettamente l’abilità e la perizia tecnica di Dedalius. A differenza dei sei operai che lo circondano, egli non è raffigurato mentre lavora, evidenziando così il suo ruolo gerarchico, la sua probabile attività di supervisione e coordinamento deifabri. Analogamente, nelle coeve rappresentazioni imperiali, l’imperatore assiste ma non partecipa alle imprese militari dei soldati, i quali sono emanazione della sua virtus e della sua invincibilità.

    L’espressione ispes tua (“la tua speranza”), contenuta nell’iscrizione, fa probabile riferimento ad un evento a lungo agognato da Dedalius (ad esempio un avanzamento della carriera), che doveva aver costituito l’occasione per il donativo. A conclusione della dedica compare anche una formula augurale, traslitterata dal greco (pie zeses: “bevi e vivi”).

     

     

    Il fondo, giunto in circa centosettanta frammenti, in un precedente restauro era stato ricomposto e fissato a un supporto di vetro, ma alcuni frammenti erano stati mal posizionati ed altri non erano pertinenti al disco. Inoltre il collante, utilizzato sia per fissare i pezzi al supporto sia per proteggere la superficie decorata, aveva deteriorato la foglia d’oro e la superficie vitrea.

    Durante il restauro, utilizzando il solvente dimetilsolfossido, è stato asportato dalla superficie decorata, dov’era possibile, lo strato protettivo e sono stati staccati i frammenti dal supporto. Si è quindi proceduto alla ricomposizione e all’incollaggio mediante resina cianacrilica e resina epossidica; alcuni frammenti sono rimasti non collocabili. L’oggetto ricomposto è stato posizionato su un supporto in plexiglas. Durante le varie fasi di restauro, è stata impiegata resina acrilica come protettivo.

     

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima

    Prima del restauro

    Particolare prima del restauro

    Particolare prima del restauro

    Prima del restauro

    Durante
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Durante

    Particolare dopo il restauro

    Particolare durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Particolare durante il restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Particolare dopo il restauro

    Particolare dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2006

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2006

    Altre opere dell'edizione

    oreficeria

    Due catene da orologio (Collana di Ganimede, Collana di Perseo); Due bracciali (Collana di Patroclo, Catenella del sacrificatore)

    corredo funerario

    Gruppo di quattordici anelli e sette gemme incise

    scultura

    Altare funerario ottagonale

    scultura

    Ara funeraria con scena di banchetto

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