Il prezioso vetro, che costituiva il fondo di un recipiente, mostra una decorazione a foglia d’oro e d’argento, con applicazioni pittoriche a smalto rosso e blu. Il soggetto rappresentato documenta, entro una cornice decorativa, l’attività di un cantiere di costruzione navale. Al centro campeggia il riccofabbricante di navi (faber navalis), di nome Dedalius, identificato dall’iscrizione latina che corre lungo il bordo del reperto. L’uomo indossa abiti di foggia militare, cinge al fianco la spada e reca un papiro e un bastone. Attorno al personaggio centrale si distribuiscono sei scene raffiguranti alcuni artigiani (fabri) intenti all’esecuzione delle diverse fasi di un lavoro di carpenteria; essi lavorano tavole di legno impiegando diversi attrezzi da lavoro – sega, ascia a lama lunga, trapano ad archetto, scalpello, mazzuolo, pialla, ascia a lama ricurva (quest’ultima, il caratteristico strumento dei fabbricanti di navi). Nella raffigurazione compare anche la dea Atena, protettrice delle arti.
L’esame del reperto, condotto, in occasione del restauro, ha permesso di individuare come il fondo oro prevedesse la presenza di un vetro superiore di copertura e di un piede ad anello.
“Antiquum monumentum raritate et elegantia praestantissimum” (“antico monumento notevolissimo per rarità ed eleganza”): così fu definito ilvetro vaticano al momento del suo rinvenimento, avvenuto nel 1731 nel cimitero dei Giordani di Roma. Fin da subito fu riconosciuto l’alto pregio del reperto, riferibile ad un’officina romana e databile alla fine del III-inizi del IV secolo d.C.
La decorazione del fondo oro si distingue per l’alta qualità d’esecuzione, per la ricchezza e l’accuratezza dei dettagli, nonché per la singolarità del soggetto rappresentato. Domina la scena il destinatario del vetro, il fabbricante di navi che viene celebrato tramite l’illustrazione della sua professione. Sfruttando la suggestione onomastica, egli è identificato con Dedalo, il mitico architetto ed inventore protetto dalla dea Atena: attraverso questo richiamo, si vuole esplicitare indirettamente l’abilità e la perizia tecnica di Dedalius. A differenza dei sei operai che lo circondano, egli non è raffigurato mentre lavora, evidenziando così il suo ruolo gerarchico, la sua probabile attività di supervisione e coordinamento deifabri. Analogamente, nelle coeve rappresentazioni imperiali, l’imperatore assiste ma non partecipa alle imprese militari dei soldati, i quali sono emanazione della sua virtus e della sua invincibilità.
L’espressione ispes tua (“la tua speranza”), contenuta nell’iscrizione, fa probabile riferimento ad un evento a lungo agognato da Dedalius (ad esempio un avanzamento della carriera), che doveva aver costituito l’occasione per il donativo. A conclusione della dedica compare anche una formula augurale, traslitterata dal greco (pie zeses: “bevi e vivi”).
Il fondo, giunto in circa centosettanta frammenti, in un precedente restauro era stato ricomposto e fissato a un supporto di vetro, ma alcuni frammenti erano stati mal posizionati ed altri non erano pertinenti al disco. Inoltre il collante, utilizzato sia per fissare i pezzi al supporto sia per proteggere la superficie decorata, aveva deteriorato la foglia d’oro e la superficie vitrea.
Durante il restauro, utilizzando il solvente dimetilsolfossido, è stato asportato dalla superficie decorata, dov’era possibile, lo strato protettivo e sono stati staccati i frammenti dal supporto. Si è quindi proceduto alla ricomposizione e all’incollaggio mediante resina cianacrilica e resina epossidica; alcuni frammenti sono rimasti non collocabili. L’oggetto ricomposto è stato posizionato su un supporto in plexiglas. Durante le varie fasi di restauro, è stata impiegata resina acrilica come protettivo.
Redazione Restituzioni