La veste è parte di un più ampio corredo del simulacro in legno (‘manichino’) della Madonna del Carmine. Si tratta di una tipologia, quella delle ‘Madonne vestite’ e più in generale delle ‘statue vestite’, cioè addobbate con abiti veri, che ebbe larga diffusione in tutta l’Europa cattolica e anche nelle terre dell’America Latina, in particolare nel corso del Sei-Settecento. Oggetto di grandissima devozione, le sculture venivano condotte in processione, cambiando le vesti a seconda delle esigenze liturgiche.
L’abito che si presenta, composto da più elementi (una gonna, un corpetto e una coppia di maniche staccate), è realizzato in gros de Tours broccato, un tessuto di grandissimo pregio di provenienza francese, realizzato intorno al 1735-1745 a Lione, centro rinomato per le manifatture seriche. La qualità della stoffa e la confezione dell’abito, originale e accurata nei dettagli sartoriali, rimandano a una committenza raffinata e facoltosa. Produrre abiti aveva, infatti, costi molto elevati e non è infrequente, come forse è il nostro caso, l’impiego di tessuti di vesti laiche. Certo è che ogni frammento di stoffa veniva scrupolosamente recuperato e riutilizzato, come attestano le indagini eseguite dal Laboratorio restauro tessili antichi dell’abbazia benedettina “Mater Ecclesiae” dell’isola di San Giulio, che ha realizzato il restauro.
L’intervento è consistito in primis in meticolose operazioni di pulitura, assai delicata per la confezione dell’abito e la presenza di trine e broccature metalliche, consolidate poi ad ago, insieme alle lacune delle fodere, fino ai minimi dettagli, con rimozione di parti incoerenti, velatura, ripresa delle scuciture sartoriali e nuovi laccetti di legatura. Particolare attenzione è stata data alle tinture, eseguite in laboratorio, e alla scelta dei tessuti per il consolidamento, affinché ogni intervento risulti coerente con l’insieme.
Un restauro meticoloso, puntuale, ricco di sorprese ed eseguito con la consapevolezza e il rigore di mani abituate a lavorare con calma sulle stoffe, un mondo a parte, affascinantissimo, nelle vicende conservative del patrimonio artistico italiano.
Gian Luca Bovenzi, Sandra Sicoli