Il restauro del velo funebre del cardinale Branda Castiglioni consegna ai posteri un delicato ricamo, intimamente legato al fondatore della collegiata, nell’anno del suo sesto centenario, e sottrae all’anonimato un’opera di cui tacciono i principali contributi su Castiglione Olona, offrendo importanti elementi alle ricerche future.
Il velo fu esposto con continuità nel Museo della Collegiata, accompagnato da didascalie che ne indicavano la provenienza dalla tomba del cardinale, morto nel 1443. Tuttavia esso non è citato nella relazione della ricognizione nel sepolcro, avvenuta il 13 giugno 1935. Prima dell’ultimo allestimento, insieme al velo erano presentati undici pezzi di tessuti, presi dai vestimenti di Branda Castiglioni, che corrispondono alla descrizione della relazione. Poiché in essa non è dichiarato che di ogni strato si trattenne una reliquia, si può supporre che i frammenti, visibilmente tagliati senza cura, siano stati sottratti di nascosto, come forse accadde per il velo. Il velo è un buratto, tessuto rado in lino, ricamato in seta e contornato da un bordo in lino intagliato.
Losanghe in seta racchiudono una sorta di vaso blu dal quale escono racemi, foglie e fiori: alcuni, simmetrici e di uguale forma, sono differenti per colore in ogni losanga, mentre il fiore che s’innalza al centro è sempre diverso. Per questo ricamo esile e sinuoso, improntato a simmetria e nel contempo caratterizzato da variazioni, non sono stati trovati raffronti soddisfacenti. Esso si discosta, per originalità e semplicità, dai repertori di modelli stampati nel XVI secolo, quando il buratto ebbe notevole fortuna.
Intorno al buratto, in origine parte di una pezza più grande, è un bordo in lino intagliato con un doppio giro di fiori, ai quali il restauro ha dato piena leggibilità; dal motivo interno, con fiori piccoli raccordati da elementi fitomorfi, nascono fiori più grandi; tutti sono bordati da filato metallico, fissato con filati di seta, con cambi di colore senza regole. Pur nella maggiore nobiltà del bordo rispetto al buratto centrale, rimane l’impressione di una certa arcaicità, soprattutto se paragonata a esempi successivi. Allo stato delle conoscenze si ritiene prudente pensare a una produzione dell’Italia settentrionale.