Il trittico è in deposito dal 1978 nella parrocchiale di San Lorenzo di Manarola, nelle Cinque Terre, ma proviene dal santuario di Nostra Signora della Salute a Volastra, dove occupava l’altare maggiore, poiché nel mezzo compare il titolare originario dell’edificio sacro, San Lorenzo. È stato restaurato nel 1959 nel laboratorio della Soprintendenza alle Gallerie e Opere d’Arte della Liguria, dove era pervenuto assai compromesso con ampie cadute e un generale sollevamento della pellicola pittorica.
Il dipinto si deve allo stesso autore del polittico della parrocchiale di San Lorenzo a Manarola (restaurato nel 1961-1962), databili entrambi all’ultimo decennio del Quattrocento. Si tratta di un maestro anonimo battezzato convenzionalmente “Maestro delle Cinque Terre”, al quale sono stati attribuiti anche un trittico dell’oratorio di San Rocco a Riomaggiore (ora La Spezia, Museo Diocesano), recante una data 1507 (o 1502), e i resti di una Annunciazione staccata dalla chiesa dei Santi Prospero e Siro a Vezzano Ligure (ora nella parrocchiale di Nostra Signora del Soccorso), affine a una Madonna con il Bambino dipinta nella pieve di Santa Maria nella stessa località. Ritenuto inizialmente di formazione senese, il pittore si potrebbe meglio confrontare con un collega lombardo attivo a Massa dal 1481 al 1501, Bernardino del Castelletto, abile miscelatore di componenti di origine padana con altre fiorentine, di mediazione lucchese. Il paragone istituito da Piero Donati tra il polittico di Manarola del Maestro delle Cinque Terre e il trittico di Bernardino del Castelletto in San Francesco a Massa si può estendere ad altri dipinti di più spiccata asciuttezza formale e disegnativa del pittore lombardo, le pale per Pomezzana in alta Versilia (firmata, ora Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi) e del palazzo vescovile massese. Ne potrebbe conseguire l’anticipazione del trittico di San Lorenzo e del polittico di Manarola, più a ridosso del 1490 apposto alla pala di Bernardino già a Pomezzana.
Il linguaggio pittorico molto semplice ma affatto anodino del trittico non impedisce di cogliere componenti tipologiche toscaneggianti: le belle mani ossute e lunghe di San Lorenzo e di San Bernardo da Chiaravalle presuppongono, se non uno sguardo diretto sulle tavole di Pasadena di Filippino Lippi, già in San Ponziano a Lucca, quanto meno attenzioni nei confronti dei lavori dei lucchesi Vincenzo Frediani e Michele di Michele Ciampanti e, più indietro nel tempo, rimandi a Baldassarre di Biagio, fautore da metà Quattrocento, nella stessa città, di una cultura esemplata su Filippo Lippi e Domenico Veneziano.