I tre mosaici con busti di atleti provengono dalle cosiddette “Grandi Terme” di Aquileia, un esteso edificio termale indagato a più riprese a partire dal 1922-1923 e attualmente in corso di scavo da parte dell’Università di Udine. Il complesso, di cui un’iscrizione riporta il nome antico di Thermae Felices Constantinianae e l’attribuzione all’imperatore Costantino, sorge nel quartiere sud-occidentale della città romana, nei pressi delle strutture dedicate alla vita ludica.
La porzione rimessa in luce si articola attorno a un grande frigidarium (ambiente per i bagni in acqua fredda) dotato di vasche in marmo, affiancato a nord e a sud da due aule simmetriche, con probabile funzione di palestre o apodyteria (spogliatoi), entrambe pavimentate con mosaici policromi. I pannelli con busti di atleti provengono dall’ambiente settentrionale, di cui si conserva quasi interamente l’articolato sistema decorativo. Quest’ultimo, all’interno delle grandi campiture suddivise da lastre marmoree, sviluppa tematiche ispirate al mondo del mare e dei ludi, secondo una prassi ben documentata nei complessi termali e il cui confronto più noto è rappresentato dalle Terme di Caracalla a Roma.
La composizione è dominata dal riquadro centrale con la raffigurazione del carro del dio Nettuno trainato da ippocampi, circondata da sedici pannelli quadrangolari con immagini agonistiche (atleti vincitori, premi e corone) e creature del tiaso marino. Alle due estremità, ampie fasce con articolate composizioni geometriche recano come riempitivi busti di atleti e di personaggi legati al mondo dei giochi. Tre delle possenti figure campite entro i grandi ottagoni stellati della partizione settentrionale furono distaccate dal loro contesto originario, insieme ad altre porzioni del pavimento, durante gli interventi di scavo e recupero realizzati nel secolo scorso, per essere musealizzate in un settore delle Gallerie lapidarie del Museo Archeologico Nazionale interamente dedicato alla valorizzazione del grande edificio termale.
I tre busti maschili mostrano proporzioni superiori al vero. Due di essi sono inseriti, entro sfondi unitari di tessere bianche, all’interno di partizioni ottagonali dagli alti bordi a velario. Il primo ritrae un uomo maturo, con folta barba riccioluta e biondi capelli raccolti in una treccia arrotolata in tre ordini sul capo; il secondo un atleta giovane e imberbe, piuttosto pingue, con corti capelli scuri acconciati nel cirrus, il ciuffo portato dagli atleti sulla sommità del capo. Nel terzo ottagono ai velari è sostituita una spessa corona d’alloro di forma circolare, che circonda il busto di un personaggio più anziano, probabilmente un ginnasiarca o un giudice di gara. Quest’ultimo è l’unico completamente ammantato; ha una folta barba bianca riccioluta e capelli a frange, fermati sul capo da una corona decorata da tre piccole teste, nelle quali è forse possibile riconoscere le divinità capitoline. Nella realizzazione di questo particolare elemento l’intervento di restauro ha permesso di riconoscere l’utilizzo di tessere in pasta vitrea rivestite con foglia d’oro, che sono state riproposte per restituire alla composizione l’originaria cromia.
Le tre figure presentano una resa plastica accentuata, ottenuta mediante graduali sfumature cromatiche che mettono in risalto le masse muscolari. I volti sono resi con grande attenzione alle singole caratteristiche fisiognomiche e alla curata riproduzione delle diverse acconciature, che si può osservare anche negli altri atleti raffigurati sul pavimento.