I dodici disegni restaurati sono lavori giovanili, databili al 1715-1718, quando Giovan Battista Piazzetta aveva 32-35 anni: rappresentano le prime prove grafiche note tracciate dall’artista e costituiscono, pertanto, un’importante introduzione alla conoscenza della sua prolifica attività di disegnatore.
Fanno parte di un gruppo di quattordici fogli acquistati dal Ministero, esercitando il diritto di prelazione sull’atto di compravendita tra la collezione privata veneziana di Mario Alverà e la società immobiliare Castellana Reale, con decreto del 1° agosto 1994, con successiva definizione dell’accordo solo tre anni dopo. In seguito all’importante acquisto la raccolta di grafica delle Gallerie dell’Accademia vede riunito un cospicuo gruppo di fogli di Piazzetta, che assomma a un totale di trenta pezzi. La nuova acquisizione si aggiunge, infatti, ai due disegni (una Pastorale e un’Assunzione della Vergine) che fanno parte del nucleo originario della raccolta fin dal 1822, appartenenti alla collezione Bossi, e ai quattordici entrati nel 1882.
Il fondo si caratterizza per omogeneità di materiali, tecniche, tipo di degrado e tematiche. I disegni rappresentano soggetti religiosi, studi di nudo, e le famose ‘teste di carattere’, che, a «gesso e carbone su carta» realizzano un vero e proprio genere artistico nuovo e autonomo, diverso sia dal disegno che dalla pittura, praticamente inventato da Piazzetta, che ne intuì e sviluppò le potenzialità. Anton Maria Zanetti, fine erudito e conoscitore veneziano, nel 1733 loda «le teste sopra la carta con gesso e carbone; più belle delle quali in questo genere altre non se ne sono mai più vedute». E ancora nel 1762 Alessandro Longhi annota: «Sortì eziandio un’abilità mirabile nel disegnar in carte Teste al naturale, potendosi in ciò chiamar unico». Opere grafiche finite, quindi, quasi piccoli dipinti, destinate agli amatori: ritratti fortemente caratterizzati di giovani, donne, fanciulli, prelati, contadini, soldati, colti con inarrivabile freschezza naturalistica e immediatezza, sottolineata da un vibrante gioco di contrasti chiaroscurali e vibrante luminosità.
Peculiare attività dell’artista è, inoltre, lo studio del nudo, nel quale Piazzetta si esercita fin dal 1722 nella sua prospera e attiva bottega a San Zulian, quasi una scuola di disegno. Proprio per questa riconosciuta attività di insegnamento è a lui che la neonata Accademia dei pittori, istituita nel 1750 per permettere ai giovani di riunirsi «per disegnare», affida l’insegnamento della grafica. La sua cattedra dura molto poco, ma rimane particolarmente importante, tant’è che ancora alla fine del secolo vengono pubblicati venticinque studi di nudo, tratti dai suoi disegni.
Otto disegni sono tracciati su carta vergata preparata in azzurro, tonalità ora scolorita e virata verso il grigio e in alcuni casi molto abbrunita, quindi indebolita e in buona parte priva dell’originaria colorazione. L’esposizione alla luce, o un incauto lavaggio, o forse già difetti di fabbricazione della carta stessa, ne hanno irrimediabilmente schiarito l’originaria colorazione azzurra, indebolendo la carta e impoverendo insieme anche il carboncino. Ciò nonostante, pur attraverso le alterazioni e le manomissioni di talune ripassature a biacca, si intuisce ancora la potenzialità dell’espressione artistica dei nudi, così come delle ‘teste’, che riscuotevano tanto successo tra i collezionisti contemporanei, quali il fiorentino Francesco Gaburri, il feldmaresciallo von der Schulenburg e il console inglese Joseph Smith. Quest’ultimo vendette a Samuel Hill nel 1729 sei prove grafiche di Piazzetta che aveva probabilmente ottenuto direttamente da lui. Il rapporto tra l’artista e il mecenate era molto stretto, dal momento che verso il 1730 il primo disegna per il console una serie di studi di teste, identificati con quelli ora conservati nelle collezioni reali di Windsor Castle. Più tardi, nel 1743, l’inglese faceva pubblicare a Giambattista Pasquali la raccolta di quindici «teste al naturale», incise da Giovanni Cattini, intitolata Icones ad vivum expressae.
Sei fogli, spesso disegnati sia sul recto che sul verso, sono dedicati a studi di nudo maschile atteggiati in diverse posizioni e a uno femminile, studio di indubbio fascino, dove la plasticità del corpo della giovane donna emerge dal morbido chiaroscuro con vivace raffinatezza. Due figure maschili, un prelato e un giovane con la mela, sono disegnate a mezzo busto, come le note ‘teste di carattere’, spesso ritratte a coppia o a trio. Con la stessa tecnica e impostazione, tre soggetti religiosi sono raffigurati su fogli di grande formato, con notevole risalto pittorico, particolarmente apprezzabile nella riacquistata leggibilità dopo l’intervento di restauro.
Annalisa Perissa Torrini
Foto dopo il restauro: Andrea De Marchi