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    Teseo riceve l’ambasciata di Ippolita regina delle Amazzoni

    Data: 1500-1505
    Artista: Vittore Carpaccio
    Nascita artista: Venezia, 1460/1465
    Morte artista: Venezia, 1526 ca
    Tecnica/Materiale: olio su tavola
    Dimensioni: 103 × 146,5 cm
    Provenienza: Verona, Galleria Albarelli, 1818; Vienna, collezione Hermann Sax; acquistato dai coniugi André alla vendita Hermann Sax a Vienna il 6 dicembre 1893 per 14.400 fiorini (n. 5, corte d’amore, soggetto mitologico)
    Collocazione: Parigi, Musée Jacquemart-André (inv. MJAP-P 1816)
    Edizione: Restituzioni 2022
    Autore scheda in catalogo: Pierre Curie, Giancarla Cilmi
    Restauro: Cinzia Pasquali (strato pittorico); Jonathan Graindorge Lamour, Vincent Gouriveau (supporto in legno); Matthias Muller, Caroline Skowron (cornice)

    Opera restaurata da Cinzia Pasquali (strato pittorico); Jonathan Graindorge Lamour, Vincent Gouriveau (supporto in legno); Matthias Muller, Caroline Skowron (cornice), con la direzione di Pierre Curie (conservatore Musée Jacquemart-André, Parigi)

    Scheda breve

    Teseo riceve l’ambasciata di Ippolita regina delle Amazzoni è senz’altro una delle opere più emblematiche di Vittore Carpaccio conservate nelle collezioni pubbliche francesi. Acquistata dai coniugi André come un’opera che rappresenta “una corte d’amore, un soggetto mitologico”, fu Georges Lafenestre a identificarne il vero soggetto nel 1913. L’origine della scena si trova nel canto I della Teseida di Boccaccio, il primo poema epico della letteratura italiana, composto da dodici libri. Il dipinto raffigura l’arrivo di un’ambasciata, guidata da Ippolita, regina delle Amazzoni, a Teseo, re di Atene, volta a concludere un trattato di alleanza che ponga fine ai loro conflitti. La regina si offre di dare sua sorella Emilia in sposa a uno dei due giovani tebani che Teseo ha fatto prigionieri. I due cavalieri, entrambi innamorati di Emilia, si disputeranno la mano della giovane in un duello. Arcita vince, ma muore subito dopo il matrimonio a causa delle ferite riportate.

    Sullo sfondo di un paesaggio di colline verdeggianti, la regina Ippolita, che reca sul capo il cimiero reale culminante in un drago, conduce un corteo di sei giovani cavallerizze davanti alla tribuna dove Teseo è in trono, accompagnato da tre giovani servitori. All’estremità sinistra del quadro, uno scriba registra il discorso che la giovane guerriera con l’elmo alla guida del gruppo di donne a cavallo sembra pronunciare. Carpaccio trasforma l’episodio mitologico in una scena cortese fondendo particolari presi in prestito dalla Venezia del XV secolo con invenzioni puramente decorative e fantasiose, come quella che fa di Teseo un vecchio barbuto, solennemente assiso sul trono in un palco ornato di arazzi. Le Amazzoni, da parte loro, sembrano bambole vestite per una festa in costume.

    La datazione dell’opera, tra il 1495 e il 1500, è stata oggetto di molti dibattiti: in effetti, questo stile tardogotico internazionale rappresenta un’eccezione nell’opera di Carpaccio. Le sagome allungate suggeriscono una connessione con il ciclo delle Storie di sant’Orsola (Venezia, Gallerie dell’Accademia), dipinto nello stesso periodo. Le figure sembrano pietrificate, i loro movimenti sospesi: questa immobilità contribuisce all’aspetto teatrale dell’insieme. Come osserva Pietro Zampetti, ci si chiede come Carpaccio possa aver dipinto il Sangue di Cristo di Udine e la tavola del Jacquemart-André a distanza di pochi anni. La prima opera appare molto vicina allo stile di Bellini, che a sua volta reinterpreta Antonello da Messina, mentre la seconda è una narrazione cortese, intrisa del gusto cavalleresco del gotico internazionale. Qui Carpaccio sembra ricordare le lezioni di Gentile da Fabriano e di Pisanello, che ha osservato nel Palazzo Ducale di Venezia, allestendo una composizione quasi arcaica. Vittorio Sgarbi, invece, suggerisce una data posteriore, intorno al 1504-1507.

    Un restauro realizzato nel 1959 aveva già evidenziato i valori pittorici dell’opera. Un nuovo intervento sulla tavola era tuttavia necessario poiché i vecchi ritocchi e le vernici erano diventati opachi, falsando gravemente l’estetica dell’opera, ed era emerso il forte sospetto di un problema strutturale del supporto, evidenziato da una marcata rete di linee scure verticali nelle venature del legno dolce.

    Le fasi del restauro

    Prima
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Prima
    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Prima del restauro

    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Prima del restauro, immagine
    fotografica in infrarosso-falso colore

    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto M.Lombard/Arcanes,

    Prima del restauro, riflettografia
    in infrarosso

    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Prima del restauro, immagine
    fotografica in ultravioletto

    Durante
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Durante
    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Durante il restauro, pulitura,
    veduta d’insieme

    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Durante il restauro, pulitura,
    particolare

    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Durante il restauro, pulitura,
    particolare

    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Durante il restauro, dopo le operazioni di pulitura e stuccatura

    Dopo
    Dopo
    © Institut de France – Musée Jacquemart-André, Paris, foto di Arcanes

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2022. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (guida cartacea)

    Restituzioni 2022

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (PDF online)

    Scheda dal catalogo

    https://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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