La stele, in pietra calcarea è del tipo ad edicola con architrave e nicchia centinata ad arco a sesto ribassato. I due pilastrini su cui poggia l’arco della nicchia, come pure le colonnine e gli altri pilastrini, si elevano da un alto zoccolo di base. Il timpano presenta sulla sommità il piano di base, a pianta rettangolare, predisposto per il fissaggio dell’acroterio centrale, ora perduto. All’estremità degli spioventi dei timpani stavano accovacciati i due canonici leoncini apotropaici, entrambi ancora integri probabilmente nel 1842. Il campo del timpano è occupato da due grifoni affrontati, disposti ai lati di un vaso baccellato in cui è facile riconoscere un’urna funeraria. Il grifone, animale funerario per eccellenza è rappresentato con corpo leonino, testa e ali d’aquila, cresta e barbigli, secondo un’iconografia che diverrà frequente a partire dal II secolo d.C. Dei vari significati religiosi e funerari che l’animale fantastico può assumere, in questo caso è prescelto quello del grifone “guardiano dell’urna”, iconografia che ricorre di frequente sui monumenti dell’arte gallo-romana. Entrambe le facce laterali sono ornate con eleganti motivi fitomorfi. Alla base del lato sinistro è raffigurato un vaso sul cui orlo si posano due uccellini, e da cui si diparte un tralcio d’acanto; a destra invece si trova un corposo cespo d’acanto da cui spunta uno stelo che si sviluppa in un tralcio a girali, da cui pendono due rosette e tra le cui volute sono appollaiati due uccellini. Pur entrambe di ottimo livello, la decorazione sul lato destro raggiunge effetti di morbido plasticismo.
All’interno della nicchia sono scolpiti i ritratti di tre personaggi maschili, raffigurati a tre quarti di busto. Al centro si ha un fanciullo in posa frontale, mentre ai lati trovano posto due adulti i cui busti presentano una forte torsione verso il centro, che crea una efficace e compiuta spazialità circolare. I volti degli adulti si caratterizzano per gli evidenti tratti fisionomici rivelando un intento ritrattistico: nel complesso infatti il modellato di entrambi risulta ricco di raffinate modulazioni chiaroscurali, accentuate dalle profonde e sfumate arcate sopracciliari e dalla particolare resa degli occhi. Al modellato plastico degli adulti fa riscontro la resa grafica del fanciullo, che si distacca dal fondo della nicchia quasi come in un bassorilievo. I tre personaggi sono accomunati dalla medesima pettinatura, cosiddetta a calotta o a visiera, in voga dall’età tardorepubblicana alla prima età imperiale. Comune ai tre è anche lo schema iconografico, risolto nel gesto di trattenere con la destra la toga che ricade dalle spalle. Non sappiamo i nomi dei personaggi ritratti, ma possiamo ipotizzare che siano i rappresentanti delle tre generazioni di una stessa gens. L’alta qualità della stele e la stessa tipologia ad edicola con architrave sembrano metterne in dubbio l’origine opitergina. La raffinata esecuzione della stele del Seminario di Venezia sembra perciò attribuibile se non a un atelier attivo in ambito urbano, per lo meno ad un’officina appartenente al filone più colto della produzione provinciale, direttamente influenzata dalle mode della capitale.
La stele presentava una superficie interessata da fenomeni di corrosione estesa, più accentuata sulla sommità e sulla faccia anteriore. È stato innanzitutto rimosso lo strato protettivo (cere e resine organiche reversibili) mediante ripetuti impacchi con solventi differenziati (essenza di trementina, tricloroetilene, acetone, diluente nitro). I residui di ferro e piombo, presenti nei fori di aggrappaggio, dopo una pulitura meccanica a secco con spazzolini e bisturi, sono stati protetti con resina acrilica (Paraloid B72) in soluzione concentrata. La pulitura del particellato e delle altre sostanze eterogenee depositatesi è stata effettuata utilizzando getti di acqua atomizzata. A bisturi sono state poi asportate le sostanze non solubilizzate e i residui di malta. In un precedente intervento il leone acroteriale, spezzato, era stato ricomposto: in questa occasione con uno scalpellino è stato asportato il cemento lungo il bordo di frattura; la fessura formatasi è stata poi stuccata in leggero sottosquadro, con malta composta da polvere di marmo e resina acrilica in emulsione (Primal AC33). Infine, la protezione delle superfici è stata effettuata con l’applicazione di una resina acrilica (Paraloid B72) in soluzione al 3% in tricloroetano.
Redazione Restituzioni