La statuetta bronzea rappresenta una giovane figura femminile incedente. Indossa una tunica (chitone) e un mantello (himation) allacciato sulla spalla, con la mano sinistra solleva un lembo dell’abito e con la destra sorregge una ghirlanda di fiori.
Il volto della fanciulla è ovale, con guance asciutte, bocca piccola e labbra sottili, naso regolare, occhi grandi. La capigliatura è trattenuta sul capo da una benda (tenia). Sulle tempie i capelli formano due bande rigonfie con scriminatura centrale, ai lati del petto si dispongono in due ordini di trecce appena serpeggianti, mentre sulle spalle formano una massa compatta in cui tuttavia si distingue l’andamento sinuoso delle ciocche.
La figura richiama la struttura e l’abbigliamento di una kore, statua femminile greca dell’età arcaica (VIII-VI secolo a.C.), “tipica e anonima”, normalmente identificata come offerente, ma che la presenza di un attributo può trasfigurare in una divinità. Questo tipo figurativo è ripreso in epoca romana, tra il principato di Augusto e il regno di Adriano (I secolo d.C. – prima metà del II), e viene sfruttato particolarmente per rappresentare la Spes. Raffigurazioni infatti della “Speranza” come una giovane donna in abbigliamento arcaico, che incede sollevando un lembo della veste, si trovano, oltre che in esempi statuari, anche sulle monete e sulle gemme: in questi casi, tuttavia, la figura reca in mano un corno dell’abbondanza o dei fiori, diversamente dalla nostra statua, che sorregge con la mano destra una corona/ghirlanda, attributo, questo, difficilmente riferibile alla prima età imperiale. Si è portati pertanto a ipotizzare (con il conforto delle indagini scientifiche condotte durante il restauro) che l’avambraccio destro non sia autentico, ma che sia stato aggiunto in epoca moderna; potrebbe trattarsi di un rifacimento o di un riadattamento, forse eseguito nell’ambito della bronzistica veneziana cinquecentesca.
L’intervento di restauro ha previsto la pulitura delle superfici dalle incrostazioni e dai prodotti di corrosione, seguita dal trattamento con inibitore della corrosione (benzotriazolo) e dall’applicazione di un protettivo (resina acrilica). La pulitura meccanica della statua ha evidenziato, al di sotto di uno strato di prodotti incoerenti misti a cere e oli, una patina liscia prevalentemente a base di cuprite e malachite (minerali di ossidazione). Una successiva mirata pulitura con solventi e acqua deionizzata ha asportato i residui di sostanze organiche.
La patina del braccio destro, non presentando malachite, si rivela diversa da quella del corpo. A seguito della pulitura in profondità, il braccio appare non solamente incollato con sostanza organica, ma mostra anche tracce di saldatura.
Redazione Restituzioni