Una vibrante torsione attraversa il gigante alato, ruotando l’intera figura verso sinistra e volgendo verso l’alto il braccio sinistro e il capo, purtroppo perduto. Pettorali, arcata epigastrica, ventre, solco pubico, fasci muscolari sono riprodotti in modo da raggiungere effetti fortemente plastici e chiaroscurali, per descrivere un’anatomia possente e una corporatura dalle masse incredibilmente solide. Dalla coscia sinistra si rizza, attorcigliandosi a spira, l’estremità anguiforme in cui la gamba, ricoperta da scaglie curvilinee nella parte anteriore, si trasforma. Il lato posteriore è appena sbozzato, ciò che denuncia una fruizione soltanto frontale della scultura. Il lato destro presenta una superficie d’attesa per l’accosto di un secondo elemento. La sbozzatura che ricopre il piano di base denuncia l’originaria posizione sopraelevata rispetto allo spettatore.
Il modello iconografico rinvia chiaramente a quello delle figure dei Giganti rappresentate nel fregio con la Gigantomachia dell’altare di Zeus a Pergamo (ricomposto all’inizio del Novecento nei Musei di Berlino). L’impostazione di questa figura in particolare rinvia allo schema del Gigante assalito dal leone del fregio nord, richiama in senso speculare lo schema di Alcioneo del fregio est, nonché, per la posizione degli arti inferiori, l’immagine del Gigante assalito dalle Moire del fregio nord. L’identificazione potrebbe portare al nome di Tifone, il Gigante dalle estremità serpentiformi, che le fonti antiche ricordano come demone personificante le forze naturali della terra. Nell’iconografia antica suoi attributi sono le ali e le estremità serpentine, a simboleggiare il suo primitivo aspetto di vento.
L’altissimo livello qualitativo di questa scultura legata agli stilemi propri del cosiddetto barocco pergameno, e la singolare opzione iconografica, aprono problematiche relative alla committenza e al significato ideologico del monumento. Si può comunque ricondurre la presenza ad Altino di simili sculture all’ambiente culturale dominato dalle figure di Asinio Pollione e di Marco Antonio, che ressero la Venetia tra il 43 e il 40 a.C. Rimangono irrisolte tipologia e destinazione del monumento.
Si veda, per completezza, anche la scheda n. 03 di Restituzioni 2004.
L’intervento di restauro ha inteso operare ai fini di una situazione conservativa analoga a quella della stata di Gigante anguipede di cui alla scheda 03 (Restituzioni 2004), adottando analoghe metodologie e tecniche di applicazione.
Redazione Restituzioni