Tra le produzioni bronzee restituite dal sito archeologico di Lokroi Epizephyrioi sono numerosi gli specchi rinvenuti tra i manufatti dei corredi femminili della necropoli di contrada Lucifero e dal santuario della Mannella, oggi esposti nelle sale del Museo Archeologico Nazionale dedicato alla polis coloniale.
Si tratta di oggetti che per la loro raffinatezza e varietà, anche nella scelta della raffigurazione cui ispirarsi per la realizzazione del manico, testimoniano l’abilità degli artigiani che li realizzarono tra fine VI e seconda metà del IV secolo a.C. Diversi i soggetti scelti per l’impugnatura: dalla peplophoros con i capelli raccolti a crocchia, al kouros nudo e stante che ripropone in miniatura schemi figurativi delle grandi statue bronzee contemporanee della madrepatria Grecia, alle figure fantastiche come la sirena dalle grandi ali. O ancora, personaggi tratti dal mondo mitologico della madrepatria come nel caso della scena di ratto di Europa, figlia di Telefassa e del re fenicio di Tiro Agenore.
La produzione degli specchi offre anche l’occasione di documentare l’ambiente “colto” locrese, laddove la scelta figurativa dell’artigiano ricade su rappresentazioni tratte da temi letterari o tragici.
Sono altresì attestati manici di specchi più semplici del tipo “a lira” con motivi vegetali o a “capitello ionico” degli inizi del V secolo a.C.
Paul Craddock in un articolo del 2002 ricorda quanto poco a oggi si sia dato spazio a studi “tecnici e analitici” sugli specchi di produzione magnogreca, e pochi sono ancora i dati che a oggi la ricerca archeologica ha restituito in merito all’attività metallurgica degli artigiani locresi, cui unanimemente viene riconosciuta la produzione degli specchi. Indagini condotte dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria nei decenni passati hanno restituito, dall’area del tempio di località Marasà, parte dell’unica officina metallurgica oggi nota a Locri utilizzata in occasione dell’apertura del cantiere finalizzato alla costruzione del tempio ionico. I dati acquisiti attesterebbero una certa estensione della stessa officina dove, probabilmente, si effettuava nel corso della prima metà del IV secolo a.C. il ciclo completo di lavorazione metallurgica anche di manufatti bronzei di varia tipologia.