I tre medaglioni, montati entro cornici in argento dorato, sono intagliati nel cristallo con la tecnica del rilievo “a incavo” e raffigurano soggetti ispirati alle storie della Passione. Nell’ovale con la Cattura di Cristo compaiono, al centro, Gesù e Giuda, mentre sullo sfondo si accalcano i soldati e i discepoli; a destra, è l’episodio di Pietro che taglia l’orecchio al servo del Sommo Sacerdote. Nell’Andata al Calvario, Cristo è curvo sotto il peso della croce, un ufficiale romano lo sospinge alle spalle e un uomo lo trascina in avanti con una corda; sullo sfondo è un gran numero di personaggi, a piedi e a cavallo, e a sinistra appare la Veronica recante il sudario. Infine, nel cristallo con la Deposizione nel Sepolcro è raffigurato Cristo che, sostenuto da una figura con armatura all’antica (forse il soldato romano Longino), viene deposto nel sepolcro alla presenza della Madre e di altri dieci personaggi in atteggiamento di dolore.
Questi ovali sono tra i capolavori assoluti del vicentino Valerio Belli (1468 circa-1546), orafo e incisore di gemme tra i più celebrati del proprio tempo: sono composizioni di pacato respiro formale, di sobrio e misurato classicismo – come sempre nella produzione di questo artista –della cui fortuna fa fede l’esteso numero di repliche che furono ricavate dalle rispettive impronte. I cristalli sono assegnati al soggiorno romano del Belli negli anni 1523-1524; furono eseguiti per papa Clemente VII (insieme a una Croce) e sono oggi conservati nei Musei Vaticani.
Le tre opere rappresentano forse il momento di maggiore vicinanza del Vicentino alla cultura del grande maestro del Rinascimento, Raffaello, segnando al tempo stesso l’inizio di una più sentita adesione al nuovo linguaggio manierista. È possibile che i modelli per i medaglioni siano stati forniti da artisti della cerchia dell’Urbinate (l’ovale con la Cattura di Cristo, in particolare, è messo in relazione con un disegno di uguale soggetto attribuito a Polidoro da Caravaggio, pittore lombardo allievo di Raffaello). Ma il linguaggio stilistico di questi cristalli parla di una raggiunta maturità da parte dell’artista, capace di fondere con originalità i diversi apporti della sua educazione visiva: il modulo ritmico delle composizioni riporta allo studio delle vestigia antiche, il nitore formale e la semplificazione dell’invenzione rimandano all’equilibrio espressivo del Rinascimento romano e all’algido classicismo della scultura veneziana dell’inizio del Cinquecento.
I cristalli sono stati fatti oggetto di lucidatura. È stata eseguita la pulitura delle cornici, che erano opacizzate e alterate dall’azione di cloruri d’argento e presentavano un leggero deposito di sporco. Dopo lo sgrassaggio con solvente (diluente nitro), le cornici sono state sottoposte a trattamenti con complessanti e solventi (acido EDTA, bicarbonato di sodio, acqua deionizzata, alcol), quindi sono state disidratate in alcol; infine sono state protette con vernice nitrocellulosica.
Redazione Restituzioni