Le cinque poltrone da parata di legno intagliato e dorato fanno parte di una serie di dodici esemplari, attualmente nella sala del Mappamondo del palazzo dei Priori di Fermo ma in origine collocati in uno dei saloni di palazzo già Giovannetti, ora Paccarone di Fermo.
Le poltrone dai volumi ben disegnati, comode e d’impianto massiccio, costituiscono una variante marchigiana del tipo conosciuto come fauteuil à la reine, secondo lo stile Luigi XV, che all’incirca dal 1730 al 1760 si diffuse dalla Francia improntando di sé la produzione di arredi in tutta Europa.
Sono eleganti i braccioli sinuosi e lo schienale, incorniciato da un telaio sagomato e intagliato con motivi a volute fitomorfe squisitamente contrapposte. I sostegni ricurvi dei braccioli in asse con le gambe anteriori sono raccordati da una fascia al di sotto del sedile centinata e intagliata, sul fronte, con un motivo a volute e fogliami che riprende parzialmente quello dello schienale. Le zampe sono collegate da traversi dall’andamento curvilineo per irrigidire la struttura; quelle anteriori desinenti a ricciolo sono ricurve e decorate da intagli a foglia d’acanto.
Le poltrone fermane costituiscono un esempio estremamente misurato dello stile Luigi XV in cui predominano nella costruzione dello scheletro di legno elementi curvilinei caratterizzati da rapporti proporzionali modulati e armonici; in esse la sagoma slanciata dei modelli francesi è peraltro arricchita da un’ornamentazione a intaglio derivata dai prototipi tardobarocchi romani.
Le poltrone fermane furono probabilmente realizzate da ebanisti marchigiani negli anni intorno alla metà del Settecento.
L’elemento caratterizzante degli arredi in questione è costituito però dalla presenza, invero eccezionale, delle fodere originarie in ‘bazzana’ stampata che rivestono completamente le poltrone, celandone alla vista l’intera struttura lignea. Con il termine ‘bazzana’ si intende la pelle di montone o di castrato conciata assai soffice. Proprio per queste caratteristiche di particolare morbidezza, la ‘bazzana’ variamente decorata veniva impiegata per rivestire tavoli, seggiole, custodie e per confezionare, come nel caso in questione, fodere destinate a proteggere dall’usura mobili e oggetti di particolare valore.
Ognuna delle coperture in ‘bazzana’ è composta da sei parti, assemblate appositamente per aderire precisamente alla sagoma delle poltrone. Il motivo ornamentale, che ricorre identico su tutte le coperte, è mutuato dal repertorio tessile ed è costituito dal complesso intrecciarsi di elementi vegetali naturalistici. Questi motivi monocromi presentano il colore chiaro della pelle ed emergono in negativo sul fondo pigmentato di marrone scuro e di aspetto lucente. Non è perfettamente chiaro il procedimento esecutivo utilizzato in questo caso per trasferire il motivo decorativo sulla pelle, mancando peraltro qualsiasi riferimento documentario. In ogni caso sono state utilizzate per riportare il disegno sulla pelle matrici lignee o metalliche: si tratta dunque di una decorazione stampata. Di fatto nel rovescio delle pelli si evidenzia il debole rilievo del disegno determinato dalla pressione esercitata dalle matrici. Sempre sul rovescio delle pelli compare anche il bollo del ‘coramaro’ che realizzò la pregiata decorazione. Purtroppo per ora non è stato possibile individuare questo artefice e neppure la città in cui operava.
Gabriele Barucca
Foto d’insieme: Daniele Maiani