I tre elementi del sarcofago provengono dalla collezione statuaria di Vespasiano Gonzaga Colonna (6 dicembre 1531 – 26 febbraio 1591) che trasforma Sabbioneta in una città evocativa dell’antico, di cui il duca è il novello imperatore. La pertinenza a tale collezione è accertata dall’elenco redatto nel 1774 da Antonio Maria Romenati, soprintendente dell’Ufficio di Scalcheria del Regio Palazzo Ducale, incaricato di realizzare un museo nel Palazzo degli Studi a Mantova. Il sarcofago con le scene del Sacco di Troia fa parte di questo nucleo, costituito dalla collezione di statuaria greco-romana composta da 363 pezzi. Su due ordinate file si dispongono sul fronte ventisei personaggi per lo più concordemente identificati come i protagonisti della tragica vicenda della presa di Troia. A destra si individua Neottolemo in atto di uccidere l’anziano re troiano Priamo; seguono un gruppo di donne aggredite dagli achei, fra questa è forse Andromaca in atto di proteggere il figlio Astianatte. Altre scene illustrano l’assalto alla città, ai suoi difensori e alla popolazione atterrita in fuga. Il rilievo palesa una qualità alta, maggiormente apprezzabile dopo il restauro, anche se Alda Levi lo considera un «lavoro mediocre» che per la varietà compositiva, lo scorrimento della narrazione fluente su due livelli e la definizione a tutto tondo delle figure, assegna all’età antonina. Il tema della guerra di Troia prosegue con un linguaggio diverso nei due fianchi, che presentano un rilievo più appiattito. Il pannello di sinistra mette in scena l’agguato notturno di Achille a Troilo; il pannello di destra mostra quattro donne troiane dolenti, fra loro seduta su uno scranno spicca Andromaca, in atto di asciugarsi le lacrime, confortata da Ecuba.
I tre elementi lapidei non sono stati dagli studiosi per lo più collegati tra loro e non ci è dato di sapere se a Sabbioneta fossero esposti insieme. Nell’allestimento museale settecentesco i fianchi sono appesi l’uno accanto all’altro, ma vengono inventariati separatamente e non sono messi in relazione col fronte. Nel corso del riordinamento della collezione statuaria in Palazzo Ducale, a partire dal 1925, fronte e fianchi vengono riconosciuti come parti di un unico sarcofago e quindi vengono vincolati tra loro, secondo un progetto mantenuto negli anni Sessanta quando le lastre sono rimontate nell’Appartamento di Troia. I dati emersi nel corso del recente restauro hanno confermato la sodalità dei tre pezzi. Lo confermano le caratteristiche del materiale (marmo proconnesio, con venature bluastre più accentuate nei laterali), le dimensioni e le modalità del taglio dei pannelli. Ancora di più si apprezza oggi quanto Chiara Groppelli aveva già notato nel 2003, quando aveva osservato come il piede del bimbo sollevato dalla madre nella porzione a destra in alto del fronte proseguisse sul pannello sinistro, entrando nella figurazione della lastra con la morte di Troilo. Il sarcofago era stato rimontato grazie ad una struttura metallica, sul retro erano evidenti molte grappe e diversi incollaggi di fratturazioni; così la decisione di smontare i tre elementi per una esposizione a libro che rimandasse alla musealizzazione antica ha reso indispensabile un accurato restauro delle superfici interne per verificare la buona tenuta di tutti gli ancoraggi. Sul fronte sono state eseguite le operazioni di pulitura, rimozione di stuccature e di materiali incoerenti e inadeguati, la stuccatura e la presentazione estetica.
Renata Casarin