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    Torna a Restituzioni 2006

    Sant’Ilario e le sante Caterina d’Alessandria e Apollonia

    Data: Secondo decennio del XVI secolo (?)
    Artista: Antonio Campi
    Nascita artista: Cremona, 1523
    Morte artista: 1587
    Tecnica/Materiale: Tempera su tela
    Dimensioni: 220 x 130 cm
    Provenienza: Ab origine
    Collocazione: Cremona, chiesa di Sant'Ilario
    Edizione: Restituzioni 2006
    Autore scheda in catalogo: Giovanni Rodella
    Restauro: Luciana Manara ed Enrico Perni
    Ente di Tutela: Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Brescia, Cremona e Mantova

    C’è varietà di doni, ma un solo Spirito; c’è varietà di ministeri, ma un solo Signore; c’è varietà di operazioni, ma un solo Dio, che opera tutto in tutti. (Prima lettera ai Corinzi) Le principali prerogative della fede cristiana – le varietà di paolina memoria – rappresentate dall’impegno militante dei martiri, le competenze teologali dello studioso e la codificazione ecclesiastica del suo sapere, sono armoniosamente congegnate  nella bella pala d’altare di Campi per Cremona.

    Scheda breve

    Due poderose figure di sante avvolte in sinuosi panneggi occupano il primo piano della pala d’altare in Sant’Ilario a Cremona: Apollonia, sulla sinistra, con i capelli biondi accuratamente intrecciati e Caterina a destra, con la consueta corona e il pezzo di ruota che richiama inevitabilmente l’atrocità del suo martirio. Più in alto e arretrato rispetto alle sante è il vescovo Ilario, santo titolare della chiesa, seduto e in abiti liturgici, con mitra e pastorale, intento a scrutare il volume che regge sulle ginocchia. Colpisce nell’insieme il contrasto che viene a crearsi tra la solennità quasi monumentale di Apollonia e Caterina, rigorosamente in piedi, e il naturalismo che invece traspare dall’atteggiamento assorto e concentrato del santo vescovo.

     

     

    Il dipinto, inizialmente riferito a Giulio Campi, è stato poi giustamente assegnato al fratello Antonio e ricondotto al settimo decennio del Cinquecento, quando Antonio si era ormai affrancato dall’influenza del fratello, affermando la propria personalità artistica in modo più definito.

    Sotto il profilo stilistico l’immagine si caratterizza per un certo classicismo aulico, che è parso un recupero dei modi raffaelleschi e centro-italiani e che risente in particolare della lezione di Parmigianino. La cura del dettaglio e alcuni preziosismi, come ad esempio l’acconciatura di Apollonia, richiamano invece l’insegnamento di Giulio Campi. Ad Antonio va invece completamente ascritta la particolare sensibilità per la ricerca luministica, visibile nel contrasto fra luci e ombre.

     

     

    Il restauro si è reso necessario soprattutto per l’alterazione di una vernice pigmentata, applicata in un restauro del 1969. Già allora il dipinto doveva presentare una situazione fortemente lacunosa, per estese cadute di colore dovute non solo al naturale degrado ma anche a precedenti puliture, troppo aggressive, con risultati particolarmente negativi in corrispondenza del fondo, del viso e del piviale verde di sant’Ilario. L’intervento, inoltre, si è rivelato importante non solo per il recupero di leggibilità, ottenuto mediante l’opportuna rimozione della vernice e la reintegrazione pittorica, ma anche perché, grazie alle indagini riflettografiche, è stato possibile individuare il disegno e le pennellate preparatorie e apprezzare, infine, la particolare tecnica esecutiva di Antonio Campi, capace di sfruttare a pieno le potenzialità della tempera.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro con luce ultravioletta

    Prima del restauro

    Durante
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Durante

    Particolare, radiografia

    Particolare, radiografia

    Particolare durante il restauro

    Particolare, riflettografia a raggi infrarossi

    Particolare durante il restauro

    Particolare, riflettografia a raggi infrarossi

    Particolare durante il restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Particolare dopo il restauro

    Particolare dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2006

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2006

    Altre opere dell'edizione

    oreficeria

    Due catene da orologio (Collana di Ganimede, Collana di Perseo); Due bracciali (Collana di Patroclo, Catenella del sacrificatore)

    corredo funerario

    Gruppo di quattordici anelli e sette gemme incise

    scultura

    Altare funerario ottagonale

    scultura

    Ara funeraria con scena di banchetto

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