Dallo sfondo scuro emerge con forza il ritratto di Lorenzo Giustiniani, rigorosamente ripreso di profilo – come imponeva la tradizionale formula quattrocentesca –, nell’atto di benedire con la mano destra.
Si tratta di un gesto usuale nella ritrattistica religiosa, di grande impatto emotivo, così come lo sono i segni che la prassi ascetica ha lasciato sul corpo: il volto emaciato, l’orbita scavata, le rughe a raggiera intorno all’occhio, i fasci muscolari intorno al collo, l’accentuata magrezza. Altrettanto degni di nota sono i segni esteriori di appartenenza a un preciso ordine religioso: il santo indossa sopra l’abito celeste dei Turchini – la congregazione dei Canonici Secolari di San Giorgio in Alga cui era affiliato – un’austera veste bianca (cotta) e il caratteristico berrettino di pelo (camauro) da cui sbucano i raggi dell’aureola, attributo specifico dei beati.
Il ritratto ha fornito un notevole contributo alla diffusione dell’iconografia di Lorenzo Giustiniani, campione di specchiate virtù e asceta rigoroso, molto amato a Venezia e oggetto di un particolare culto “cittadino”. Egli infatti, nominato vescovo di Castello nel 1433, fu poi il primo patriarca della Serenissima a partire dal 1451, diventando il simbolo del prestigio e dell’autonomia della Chiesa veneziana nei confronti dell’autorità ecclesiastica romana.
Nel periodo di realizzazione del ritratto (1465 ca) Lorenzo Giustiniani non era ancora stato santificato. Il dettaglio dell’aureola, tuttavia, è indice del culto di cui il patriarca fu oggetto ben prima della canonizzazione. L’opera, che pure sembra appartenere alla sfera della devozione privata, viste le piccole dimensioni, è comunque riconducibile al “ritrattista di stato” del momento, riconoscibile nel fare pittorico luminoso e asciutto: una sorta di “sigla” dello stile di Gentile Bellini degli anni Sessanta del Quattrocento.
Nella fase preliminare del restauro è stata rilevata la presenza di una patina ingiallita e di piccole ridipinture, nonché la traccia del disegno preparatorio, che è risultato assai rifinito; sul retro è stata poi decifrata un’iscrizione che identifica il personaggio.
L’intervento di restauro, di carattere propriamente conservativo, si è concentrato soprattutto sulla rimozione di una vernice applicata in un precedente restauro, il consolidamento degli strati preparatori e l’applicazione di alcune stuccature. L’interveto ha conferito all’immagine nuovo vigore e un migliore grado di leggibilità, confermando l’ipotesi della paternità belliniana.
Redazione Restituzioni