Contro un cielo plumbeo, addensato di nuvole e guizzi di luce, quattro solide figure di mercanti occupano a piena figura lo spazio in primo piano. Avvolti in vesti sinuose e colorate, con il copricapo e il turbante in testa, i quattro si fanno accompagnare dai propri cavalli, per portare i doni a san Girolamo, che indossa gli abiti cardinalizi. Singolare cornice per lo studio di Girolamo è l’ambientazione all’aperto, con il profilo delle colline che si perde in lontananza e la veduta di una chiesa in prospettiva.
Dietro al santo, caratterizzato da una folta barba bianca (allusiva della condizione eremitica) e da una luminosissima aureola, è un chierico con la tonsura e la veste bruna, che si inchina di fronte ai doni. Il gesto conclude infatti una sottile trama gestuale che inizia da sinistra, con il mercante ripreso di spalle intento a slegare un sacco, e che passa attraverso gli altri personaggi con la forza narrativa propria di Tintoretto.
L’autografia tintorettiana, attestata fin da Marco Boschini nel Seicento, era stata messa in dubbio da Rodolfo Pallucchini, che giudicava l’opera un prodotto di scuola.
La lettura del testo pittorico, in effetti, era stata compromessa da alcuni danneggiamenti, dovuti alla travagliata vicenda del dipinto, soggetto a continui trasferimenti. Non è noto, del resto, quali fossero luogo e funzione originari dell’opera, ma è possibile che, data la prospettiva dell’audace sotto in su, il “telero” facesse parte del primo soffitto della chiesa della Scuola di San Fantin a Venezia, sostituito a inizio Seicento con il Ciclo del Purgatorio di Palma il Giovane, dove oggi è l’Aula Magna dell’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
Il recente restauro si è rivelato fondamentale per confermare la piena autografia tintorettiana dell’opera.
Recuperando i corretti valori cromatici e spaziali è stato infatti possibile evidenziare la prospettiva del sotto in su e lo squarcio con le architetture di fondo, cifra stilistica dell’autore veneziano.
Grazie alla pulitura sono state evidenziate alcune invenzioni, prima poco visibili, a ulteriore conferma di tale autografia, come ad esempio la soluzione tipologica del volto schematizzato, quasi triangolare, del giovane a sinistra che snoda la sacca della mercanzia. É stato inoltre possibile appurare la presenza originale della profilatura grezza nei bordi della tela, escludendo dunque l’ipotesi di una rifilatura, suggerita dalla presenza del chierico nel lato destro del dipinto.
Redazione Restituzioni