Il dipinto raffigurante San Girolamo penitente entra nelle collezioni del Museo Civico tra il 1890 e il 1891 dalla collezione di Giovan Battista Rota. Il santo, emaciato a causa della permanenza nel deserto, si trova inginocchiato di fronte a un Crocifisso, con il quale intrattiene un dialogo silenzioso. Al suo fianco è il leone, suo compagno fedele, mentre in basso a destra, appoggiati a un sasso, ci sono dei libri. Al centro della tavola richiama l’attenzione il manto rosso, simbolo della rinuncia alla vita mondana da parte di san Girolamo. La scena è ambientata in un paesaggio desertico.
La tavola, oggi considerata di sicura mano di Antonello da Messina, è stata in passato attribuita da una parte della critica ad alcuni pittori minori, come Jacobello di Antonello e Salvo d’Antonio.
Ancora discussa, come per molte altre opere del pittore messinese, è la datazione: alcuni studiosi ritengono possa essere stata eseguita tra il 1457 e il 1460, mentre altri, su basi stilistiche, la datano alla metà degli anni sessanta.
Sconosciuta risulta l’originaria destinazione del San Girolamo, anche se oggi le ipotesi più accreditate lo reputano eseguito per la decorazione di un gonfalone o più semplicemente per la devozione privata.
L’opera nel 2020 è stata protagonista di un importante restauro, condotto nell’ambito del progetto Restituzioni, che ci ha permesso di ammirare la straordinaria abilità di Antonello da Messina. Il pittore risulta perfettamente in grado di costruire tridimensionalmente il paesaggio, grazie in particolare all’albero posto in primo piano.
Esiste a Biella una derivazione del nostro santo di mano di Jacobello di Antonello, che attesta la fama delle opere antonelliane in Sicilia.
La piccola tavola raffigurante la Visita dei tre angeli ad Abramo viene acquisita, come per il San Girolamo penitente, dalla medesima collezione e negli stessi anni.
Inizialmente non riconosciuta come di mano di Antonello da Messina, ma catalogata quale opera di bottega, viene definitivamente ritenuta autografa solo nel 1908 da Lionello Venturi.
Il soggetto, inizialmente scambiato per una scena notturna legata a un Annuncio ai pastori, è stato identificato solo successivamente da Brunelli, grazie a un dipinto con la medesima iconografia, come una Visita dei tre angeli ad Abramo.
Nel 1937 Fiocco pubblica una versione integra della parte destra, al contrario della nostra che risulta tagliata, con l’immagine di Abramo inginocchiato in preghiera di fronte una capanna.
La tavola condivide con quella raffigurante San Girolamo gli stessi problemi legati alla datazione e alla originale ubicazione.
Il restauro del 2020 ci mostra un Antonello che si rivela ancora una volta maestro nella resa spaziale e atmosferica dei paesaggi. In particolare, il tavolino posto in primo piano ci conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come il pittore fosse assolutamente padrone della resa della terza dimensione.