La tela, firmata e datata «ANT DA PAVIA. P: MANTVA MCCCCCXIV», è l’unica opera datata del pittore, documentato dal 1503 al 1527 e membro di una famiglia di artisti attestata a Mantova nel secondo Quattrocento. Segnalata per la prima volta nel 1857 in una stanza sopra la sagrestia della collegiata di Santo Stefano a Novellara ed esposta nel 1899 all’Esposizione d’arte antica di Reggio Emilia, fu acquistata dalla Pinacoteca di Brera nel 1900. La presenza sullo sfondo di due frati carmelitani che bevono alla fonte di Elia sul monte Carmelo indica la provenienza originaria: la chiesa di Santa Maria delle Grazie, fondata nel 1477 dal signore di Novellara Francesco I Gonzaga (1420-1485), del ramo locale della famiglia. La chiesa, nella quale esisteva una cappella del Battista, fu soppressa nel 1773 e smantellata entro il 1774. Furono allora traslate in Santo Stefano le spoglie e le lapidi dei Gonzaga, quelle del pittore Lelio Orsi, e verosimilmente anche il quadro di Antonio da Pavia.
Il personaggio sulla destra, abitualmente ritenuto sant’Ivone, si identifica forse con il profeta Elia, ritenuto dai carmelitani loro fondatore e associato al Battista, che e definito nei Vangeli nuovo Elia.
Il dipinto è considerato il piu tardo del breve catalogo di Antonio da Pavia, che annovera alcune altre pale d’altare su tela: la Madonna con il Bambino e i santi Domenico, Pietro Martire e Pietro, firmata, in deposito dal Palazzo Ducale di Mantova al Museo della Citta di Palazzo San Sebastiano (1500 ca), la Natività con i santi Antonio abate e Sebastiano del Museo Diocesano di Mantova, entrambe di cultura mantegnesca, e, nei primi anni Dieci del Cinquecento, il Sant’Ilario fra i santi Stefano e Agata di Santa Maria di Castello a Viadana. Nell’opera di Brera il gruppo dei santi riprende l’incisione di Andrea Mantegna con Cristo risorto fra i santi Andrea e Longino (1470-1475 ca), specie nella figura del Battista esemplata su quella del Cristo risorto. Anche i colori freddi recuperati dal restauro sono di tradizione mantegnesca. Antonio appare altresì partecipe degli sviluppi della pittura a Mantova dopo la morte di Mantegna (1506), segnati dalle presenze di Lorenzo Costa, pittore di corte, dei veronesi Francesco Bonsignori, Giovan Francesco Caroto, Zenone Veronese e dagli esordi di Correggio.
Cristina Quattrini