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    Torna a Restituzioni 1994

    San Francesco di Paola in estasi

    Data: 1738-39
    Artista: Giambattista Tiepolo
    Nascita artista: Venezia 1696
    Morte artista: Madrid 1770
    Tecnica/Materiale: Olio su tela
    Dimensioni: 273,5 x 122 cm
    Provenienza: Ab origine
    Collocazione: Diocesi di Venezia
    Edizione: Restituzioni 1994
    Autore scheda in catalogo: Ettore Merkel
    Restauro: Ottorino Nonfarmale
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia

    Charitas è il motto di Francesco di Paola, fondatore dell’ordine dei Minimi, secondo il modello francescano di povertà e umiltà. Nella pala per San Beneto, Tiepolo immortala il santo nel momento supremo della rivelazione spirituale: momento decisivo e illuminante per la consacrazione della sua vita all’ideale di carità.

    Scheda breve

    Protagonista della pala è san Francesco di Paola, ripreso a figura intera secondo l’iconografia tradizionale, con il saio marrone dei francescani, il bastone nodoso del pellegrino, il rosario nella mano, il libro sacro appoggiato per terra che si offre alla lettura dello spettatore esterno.

    Il santo è colto da una potente illuminazione spirituale, rappresentata dall’apparizione in alto di un gruppo di angioletti che si confondono fra le nubi addensate recando un grosso disco luminoso. Sulla destra, alle spalle di una roccia che occupa il primo piano, il paesaggio è segnato dalla sagoma di un fragile pino marittimo che si staglia sul biancore marmoreo della facciata di un edificio classico: dettagli compositivi che, assieme alla quinta architettonica a sinistra, evidenziano la ricchezza del linguaggio pittorico di Giambattista Tiepolo.

     

     

    Pur in assenza di una documentazione diretta, l’opera può essere datata intorno al 1738-39, grazie al recupero del materiale documentario relativo all’altare cui era stata destinata, nella chiesa veneziana di San Beneto (San Benedetto e Santa Scolastica), realizzato proprio in quel torno di tempo. La critica non è mai stata particolarmente benevola nei confronti della pala, poiché era già stata danneggiata da un infelice restauro settecentesco.

    Solo di recente, grazie all’ultimo intervento conservativo, è stato possibile riconoscere il vivace naturalismo espressivo e il sapiente luminismo caratteristici del linguaggio formale tiepolesco.

     

     

    Il dipinto è stato oggetto di incauti restauri passati che ne hanno danneggiato la superficie pittorica: effetti ulteriormente aggravati da recenti infiltrazioni di acqua meteorica, in corrispondenza dell’altare in cui la pala si trova collocata.

    In occasione dell’ultimo restauro si è deciso di applicare una doppia rifoderatura, al fine di consolidare il colore e offrire una base più stabile e consistente al dipinto. Si è poi proceduto con la pulitura, volta alla rimozione dello spesso strato di vernici opache e ossidate accompagnata da lievi ritocchi pittorici, dal risarcimento delle piccole lacune e dalla stesura delle vernici protettive. Il risultato più sorprendente è legato proprio a questo secondo momento del restauro, che ha consentito di recuperare lo smagliante luminismo neo-cinquecentesco che rappresenta il tratto stilistico principale dell’opera.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Durante
    Durante

    Durante il restauro, particolare

    Durante il restauro, particolare

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni '94

    Opere restaurate, a cura di Fernando Rigon, Vicenza 1994

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    vetri

    Reperti archeologici romani in vetro

    arredi e suppellettili

    Base tripode di candelabro

    scultura

    Doppia erma femminile (Igea?)

    tessuti

    Piviale dei pappagalli

    Manifattura siciliana

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