Protagonista della pala è san Demetrio, che si offre al devoto al di sopra di un piedistallo di marmo, vestito con una luccicante armatura e un ampio mantello. Egli impugna il bastone di comando e ostenta un gonfalone rosso, emergendo con forza dallo sfondo del cielo azzurrino addensato di nuvole.
In lontananza si scorge il brullo profilo di alcune colline e una rovina di memoria classica, inondata dai guizzi di luce del cielo tempestoso. In primissimo piano, nell’angolo a sinistra, appare invece il ritratto del devoto, Zuan Pietro Ghisi, ripreso di tre quarti, con un’umile veste scura e le mani incrociate sul petto, in atto di sottomissione nei confronti del santo guerriero.
Il dipinto vuole essere una sorta di risarcimento postumo nei confronti di Zuan Pietro Ghisi, protagonista di una discussa vicenda bellica, da cui uscì gravemente screditato, almeno agli occhi della società veneziana. La cronachistica, infatti, ricorda come il Ghisi, capitano a Pieve di Cadore durante l’occupazione delle truppe imperiali nell’inverno del 1508-09, si sia distinto in negativo per irresolutezza e vigliaccheria. E’ possibile che la famiglia abbia commissionato quest’opera al giovane Tintoretto per riabilitare la memoria del proprio avo, di cui si vogliono sottolineare le qualità spirituali.
Va infine ricordato che solo con un restauro degli anni Quaranta l’opera è stata pienamente restituita a Tintoretto, in seguito a una lunga e progressiva svalutazione critica, dovuta allo stato rovinoso in cui il dipinto gravava.
Il restauro effettuato ha comportato le operazioni di doppia foderatura della tela originale e di stiratura del colore, l’accurata pulitura della superficie pittorica, volta a rimuovere lo strato delle vernici ossidate, la stuccatura e l’integrazione pittorica delle lacune.
L’intervento si è concluso con la stesura finale di una vernice opaca e antiriflettente, in modo da consentire al dipinto di mantenere stabilmente l’accesa gamma cromatica, realizzata da Tintoretto con la stupefacente “prestezza” che connotava la sua poetica.
Redazione Restituzioni