Protagonista del dipinto è una nobile veneziana, di giovane età, ripresa con un taglio a mezzo busto molto ravvicinato. L’incarnato morbido e levigato, la veste elegante, l’espressione distante e pacata non devono sottrarci dal ritenerlo il ritratto di una donna reale, anziché un’effigie idealizzata di bellezza muliebre, genere più diffuso nel repertorio palmesco. Alcuni elementi, infatti, denunciano la riflessione sul dettaglio concreto: la radice larga del naso; la tipica acconciatura detta “balzo”, propria delle dame veneziane dei primi decenni del Cinquecento, con il copricapo in stoffa morbida, e infine i capelli che, sempre secondo la moda contemporanea, sono stati schiariti e presentano l’effetto comunemente noto della ricrescita.
Il ritratto, attualmente conservato presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia, proveniva dalla collezione Contarini del ramo “degli Scrigni”, in cui era stata assegnato alla scuola di Pordenone.
L’attribuzione al pittore friulano convinse solo parte della critica, che di contro presentò altre proposte: Bernardino Licinio, Giovanni Cariani e Bonifacio Veronese. L’attribuzione a Palma il Vecchio, proposta per primo da Adolfo Venturi nella celeberrima Storia dell’arte italiana, è diventata in seguito l’ipotesi maggiormente condivisa dalla critica, ed è stata ulteriormente confermata in seguito al restauro realizzato. Va comunque tenuto presente che la tela, peraltro ritagliata ai margini, si distingue per una mancanza di continuità a livello di stesura pittorica, tanto da far pensare che l’opera portata parzialmente a uno stato avanzato di finitura, come nel volto, sia stata poi lasciata non finita, allo stato di abbozzo (soprattutto nella zona della camicia) per motivi ancora imprecisati.
Fondamentale per la conferma attribuzionistica, il restauro non si è rivelato meno importante per l’aspetto conservativo e per il recupero della sua storia materiale.
Sono stati infatti individuati due principali interventi che hanno visto il ridimensionamento della tela, decurtata e sottoposta ad alcune ridipinture nelle parti non rifinite, e un successivo intervento, probabilmente di primissimo Novecento, che ha invece interessato la zona della camicia, ripassata con una tinta nera, e quindi l’intera superficie, coperta con spesse vernici pigmentate. Attraverso l’analisi riflettografica sono stati inoltre individuati alcuni ripensamenti: la bocca, che appariva più larga; l’occhio sinistro con la pupilla leggermente più alta; e soprattutto lo sfondo che, diversamente da quello neutro attuale, si configurava come una loggia in uno spazio aperto.
Grazie alla rimozione delle vernici sedimentate è stata infine recuperata la pittura originale e apprezzarne la qualità dei rapporti cromatici.
Redazione Restituzioni