Il gruppo di reperti è composto da 46 manufatti, realizzati in vetro di diverso colore, azzurro, verde, verde-azzurro, blu, turchese, giallo, bianco opaco, marrone, viola; altri sono a mosaico policromo e altri incolori. Il corpus comprende una vasta tipologia di oggetti: 4 olle (di cui 3 con relativo coperchio) e un grande boccale, recipienti per uso domestico impiegati nel rito funebre come ossuari; 9 tra coppe e coppette, alcune di fattura particolarmente preziosa e raffinata; un piattino; 2 anforette; un aryballos, piccola bottiglia che veniva portata appesa alla cintura con una catenella fissata tra le anse; una bottiglia mercuriale, così chiamata dal marchio di fabbrica, rappresentante il dio Mercurio, che la maggior parte degli esemplari reca sul fondo; 21 balsamari, contenitori per sostanze profumate e unguenti, usati sia nella toilette quotidiana che durante il rituale funebre; un’ampolla; 2 olpe (brocche); un guttus, bottiglia con beccuccio usata come contagocce; un bastoncino, impiegato probabilmente per mescolare liquidi o amalgamare profumi e unguenti; infine una pallina, che doveva avere funzione ornamentale.
I reperti sono riferibili a un arco di tempo che, dal I secolo a.C., giunge fino al III secolo d.C. La più vasta diffusione in Italia di manufatti vitrei risale alla fine del I secolo a.C., avvenuta a seguito di quella fondamentale rivoluzione tecnologica, verificatasi in Siria o in Fenicia verso la metà del secolo, che si basava sulla possibilità di soffiare il vetro mediante una canna metallica (mentre, fino a tale data, il vetro veniva lavorato seguendo processi lenti e complessi). A seguito dell’introduzione della tecnica della soffiatura, numerose e nuove vetrerie romane, in concorrenza con quelle alessandrine, cominciarono a produrre oggetti in vetro a basso costo e accessibili a tutte le fasce sociali. Tra i centri di produzione della Venetia vi era Altino, a cui appartengono i manufatti in esame, provenienti quasi esclusivamente da contesti tombali o comunque da aree di necropoli.
I reperti presentavano le forme di degrado peculiari del vetro, quali una leggera opacizzazione superficiale dovuta a cause meccaniche (abrasioni e graffiature) e il caratteristico aspetto iridescente dovuto a fenomeni di alterazione superficiale. I reperti erano ricoperti da incrostazioni terrose miste a concrezioni calcaree-silicee. Alcuni vetri si presentavano frammentati e lacunosi. Altri, nel corso di precedenti interventi, erano stati incollati accostando in modo impreciso i frammenti e impiegando adesivi non adatti. I pezzi precedentemente assemblati sono stati smontati usando acetone. Per la pulitura si sono impiegati tamponi di acqua deionizzata e tensioattivo, bisturi e tamponcini di alcool. Come consolidante è stata utilizzata resina acrilica. I frammenti sono stati assemblati prima con nastro adesivo e gocce di colla cianacrilica, poi con resina epossidica. Con la stessa resina epossidica, opportunamente colorata, sono state eseguite le integrazioni, ricorrendo a controforme.
Redazione Restituzioni