I quattro reliquiari argentei custodiscono resti di santi i cui nomi sono riportati da iscrizioni. Il reliquiario dei santi Abdon e Sennen, munito di finestrelle per la visione delle reliquie, è decorato da otto registri: in quattro di questi compare un fregio vegetale con foglie e girali, in due si leggono delle iscrizioni, mentre in altri due stanno Cristo, la Vergine, due santi e figure di angeli: il programma iconografico sviluppato è quello dell’intercessione della Madonna e dei santi presso il Redentore per l’assunzione, tramite gli angeli, delle reliquie in cielo. I tre Reliquiari della gamba di san Abdon, della gamba di san Giorgio e delle braccia dei santi Sergio e Bacco presentano coperchi figurati e sportellini per la visione delle reliquie e sono caratterizzati da bande decorative con motivi a girali.
I bracci della croce processionale, pure in argento, sono ornati da elementi vegetali. Sul recto, al centro, vi è la figura di Cristo crocifisso circondata, alle quattro estremità, da Dio Padre e dai simboli degli evangelisti Luca (il bue), Giovanni (l’aquila) e Marco (il leone). Sul verso appaiono la Madonna e il Bambino al centro, mezze figure di santi (san Paolo e tre martiri) nei terminali.
Gli straordinari reliquiari conservati nel Tesoro della Cattedrale di Chioggia sono importanti opere di oreficeria gotica veneziana del Trecento. Il Reliquiario dei santi Abdon e Sennen è datato 1321, e alla prima metà del secolo sono ascrivibili anche gli altri tre pezzi. Alcuni elementi rimandano ancora a modelli bizantini (l’iconografia d di Cristo e della Vergine nel reliquiario delle “teste”; la raffinatissima banda decorativa nel piccolo e affusolato piede del Reliquiario della gamba di san Giorgio; la mano allungata e rigida del Reliquiario delle braccia dei santi Sergio e Bacco). L’ornato di ispirazione vegetale nel reliquiario delle “teste” denuncia invece un’influenza mosana (l’arte della diocesi di Liegi, nella valle della Mosa, dell’XI e XII secolo), mentre la rara tipologia dei reliquiari delle “gambe” è forse di provenienza francese. Quanto alla croce, la presenza di diversi punzoni permettono di datarla tra la fine del XVII e il secondo quarto del XVIII secolo, ma alcune parti – le figure del recto e la Madonna nel verso – sono più antiche, riconducibili alla plastica tardogotica probabilmente del XV secolo.
Il restauro dei reliquiari è consistito nel consolidamento di quelle parti (mano, piedi) che si dimostravano più precarie. I chiodini relativi a precedenti restauri sono stati sostituti con altri in argento. Molto fori sono stati chiusi con un impasto di polvere di legno e resina epossidica colorata. È stata stesa una protezione finale con resina acrilica. Nel reliquiario “delle teste”, poiché era quasi mancante la finestrella sulla sommità, è stato ritagliato un cerchietto di laminetta trasparente del tipo di plexiglas per proteggere la reliquia. Quanto alla croce, la precarietà strutturale del Cristo ha creato la necessità della messa in opera di una “croce” di sostegno in lamine d’argento. Sono state corrette, per quanto possibile, le lamine schiacciate, deformate, ammaccate, piegate, fratturate e fessurate. La ricomposizione e incollaggio di frammenti è stata eseguita con resina epossidica colorata. IN tutti i manufatti, i supporti lignei sono stati trattati con antitarlo e i punti di giunzione sono stati incollati con colla vinilica e stucco a legno. La pulitura è stata eseguita con paste da orafi, con miscele di solventi e con impacchi di bicarbonato di sodio e acido tartarico per rimuovere dalle superfici i cloruri e i solfuri d’argento che creavano una patina nera.
Redazione Restituzioni