La serie comprende quindici dischi d’oro con smalti realizzati con la tecnica cloisonné (che consiste nel fissare sottili fili metallici sul fondo del supporto, sagomando degli alveoli che vengono riempiti con lo smalto fuso). Sui tondi smaltati sono raffigurati i busti di Cristo Pantocratore, di santi (Giovanni Battista, Giorgio, Marco, Matteo, Cosma, Demetrio, Damiano, Probo, Procopio, Taraco) e dell’imperatrice bizantina Zoe, identificati da didascalie in lettere greche rosse.
Questi quindici smalti sciolti, d’arte bizantina costantinopolitana, sono cronologicamente collocati tra la metà dell’XI e il XII secolo e dovevano far parte di uno stesso complesso artistico oggi smembrato e disperso. Conservati nel Tesoro di San Marco, è probabile che siano giunti a Venezia con il bottino della Quarta crociata (1204).
Mentre uno dei dischi, quello in cui è raffigurato san Cosma, era probabilmente montato su un oggetto di oreficeria del Tesoro (forse un calice), si ipotizza che gli altri pezzi fossero incastonati lungo le cornici dei due settori che compongono la celeberrima Pala d’oro – capolavoro d’oreficeria bizantina e veneziana realizzato tra il XII e XIV secolo e posta sull’altare maggiore della Basilica di San Marco –, data l’affinità tecnico e stilistica che questi mostrano con altri smalti che decorano l’opera. Dalla pala i nostri dischi sarebbero stati poi esclusi nel corso di lungo restauro effettuato tra 1836 e il 1847, a motivo soprattutto del loro peggiore stato conservativo rispetto ad altri smalti che si intendevano privilegiare. Precisamente, otto dischi, di misure approssimativamente uguali, dovevano provenire dalla cornice del settore inferiore. Gli altri sei (i tre smalti maggiori e altri tre minori), che presentano sul retro una numerazione romana incisa (da XVI a XX e XXV), dovevano provenire dalla cornice del settore superiore: essendo quest’ultima molto complessa e ricca di placchette e smalti, è intuitivo pensare che, durante il restauro ottocentesco, i vari elementi fossero stati numerati per facilitarne il riordino.
I pezzi presentavano la superficie offuscata da un velo di sporco eterogeneo; prodotti non idonei impiegati nel corso di precedenti interventi avevano ricoperto la superficie d’oro con una leggera pigmentazione rossiccia e scurito notevolmente le iscrizioni. Gli smalti e le lamine auree circolari sono stati puliti dalle ossidazioni e dalle varie sedimentazioni di grassi e polvere con microtamponi imbevuti di solventi (trielina, trementina e acetone). I frammenti di smalto non aderenti agli alveoli sono stati fissati al supporto metallico con collante nitrocellulosico reversibile.
Redazione Restituzioni