Due putti con il volto paffuto e tondo emergono dallo sfondo a monocromo color bronzo, completamente nudi e in piedi, con le carni della stessa cromia del vano scorciato in penombra.
Il corpo sembra danzare e accompagnare la musica degli strumenti che reggono fra le mani: un’arpa e una viola, strumenti a corda che rievocano la musica celestiale, in contrasto con i più terreni strumenti a fiato, come insegnava la trattatistica del tempo. La tenerezza affettuosa e malinconica dei volti leggermente imbronciati e l’elegante inarcarsi delle piccole figure, che crea un suggestivo gioco di rimandi ritmici, confermano la profonda tensione esecutiva delle opere, da riferirsi senza dubbio alla mano di Gaudenzio Ferrari.
Le tavolette, provenienti dalla collezione di Luigi Cibrario e ora conservate nella Pinacoteca di Varallo Sesia, furono messe in relazione con altre tavole di analogo soggetto, del Museo Borgogna di Vercelli, in occasione della mostra dedicata a Gaudenzio Ferrari, tenuta a Vercelli nel 1956.
Le opere di Vercelli provenivano dalla collezione Arborio di Gattinara, dove si trovavano altri due scomparti, passati poi nella collezione Schweitzer di Berlino (oggi in collezione privata di Torino). La paternità gaudenziana delle opere già Gattinara, stabilita da Berenson e accolta poi dalla critica, è stata risolta in favore di Bernardino Lanino. Profonda è la differenza con le tavole di Varallo, che si distinguono per la qualità esecutiva più fluida e disinvolta. Più puntuale, invece, risulta il confronto con altre due coppie di tavolette conservate le prime nei depositi del Palazzo Reale di Torino, e le seconde provenienti dall’Institut of Art di Detroit (e passate poi nella collezione Schweitzer). Le tavole di Varallo, che forse facevano parte di un polittico, costituiscono un modello iconografico di particolare fortuna che, come dimostrano i diversi esemplari rimasti, deve esser stato più volte replicato nella bottega gaudenziana.
Le tavole erano state a tal punto assottigliate che la superficie pittorica presentava alcune mancanze, dovute ad abrasioni visibili sul verso, che si è proceduto a stuccare. La corretta lettura della superficie pittorica era inoltre ostacolata dall’annerimento di varie ridipinture e dai fori lasciati dagli insetti xilofagi. Il restauro si è quindi concentrato sullo strato pittorico e ha provveduto ad asportare strati di verniciatura alterata e rimuovere gli antichi ritocchi pittorici, alterati e anneriti anch’essi. Si è dunque proceduto con la stuccatura delle lacune e dei fori di tarlatura con particolare stucco in polvere. E’ stata quindi effettuata la disinfestazione con prodotto antitarlo e si sono poi consolidate le tavole con resine acriliche. L’intervento si è concluso con l’integrazione pittorica, a tempera magra e velature ad acquerello, verniciatura finale di resina di puro mastice e opacizzazione con vernice opaca.
Redazione Restituzioni