Il Presepe della chiesa parrocchiale di Santa Caterina di Cardè è composto da trentatré figure a manichino articolato con abiti in tessuto e cinque statuine di animali del corteo dei Magi interamente intagliate. Le possibilità di analisi ravvicinata offerte dal restauro hanno condotto a una corretta lettura dei manufatti, tra i quali è possibile distinguere sculture di manifattura genovese, napoletana e, in forma marginale, atesina. La presenza di elementi napoletani all’interno di un nucleo in maggior parte costituito da sculture genovesi riflette la diffusione e il pregio delle statuine presepiali partenopee nel contesto delle collezioni signorili liguri tra il XVII e il XVIII secolo: dieci figure, all’interno del Presepe, sono da ricondurre a tale ambito di produzione, rispondendo alla tradizionale tipologia a manichino mobile in fil di ferro e stoppa diffusasi a Napoli dalla metà del XVII secolo. Testine in terracotta e arti in legno – con la sola eccezione dell’anziana gozzuta, la più antica del gruppo, con testa e arti in legno – sono resi con vivace realismo; i piedi e le calzature, attentamente descritti, distinguono con evidenza queste statuine dal resto delle genovesi, tutte dotate di arti inferiori semplificati e ancorati a piccole basi in legno (non originali). Un ulteriore elemento distintivo è costituito dagli occhi delle figure: vitrei sia per le napoletane sia per le genovesi ma, nel primo caso, composti da minuscoli vetrini lenticolari con iridi dipinte all’interno con colori sfumati; nel secondo, formati con cornea in vetro soffiato e iride e pupilla in pasta di vetro, indistinguibili tra loro. All’interno del gruppo napoletano si individuano i pochi elementi di abbigliamento originali superstiti – tra cui quello dei paggi mori – del Presepe, andato purtroppo incontro a notevoli aggiornamenti e superfetazioni in tal senso.
Alcuni scarti stilistici all’interno del gruppo di statuine di manifattura genovese permettono di ipotizzare la presenza di più nuclei, afferenti a diverse botteghe. Il più raffinato sul piano esecutivo, riconducibile a una mano evidentemente formata sugli esempi della produzione presepiale di Pasquale Navone (1746-1791), risulta essere composto da due giovani pastori e due dame, accomunati da un tipo di volto largo e squadrato, occhi dal taglio sottile e ciocche di capelli attentamente modellate; a un altro nucleo apparterrebbero invece le figure della Madonna e di san Giuseppe – purtroppo non accompagnate dal Bambino – e, probabilmente, i tre Magi, di cui il moro riflette il modello di paggio adattato a Mago del cosiddetto Presepe Aureo di Navone (collezione privata). La medesima fonte di ispirazione si riscontra nei tre bellissimi cavalli, fedeli agli esemplari rampante e al passo dell’illustre modello, mentre avulsi dal contesto genovese e forse opera di un intagliatore atesino sarebbero il cammello e l’elefante. La schiera dei personaggi canonici genovesi è infine completata da coppie di figure – i paggi, gli armigeri – e altre statuine appartenenti a botteghe distinte, ormai operanti ai primi del XIX secolo.
Per quanto in attesa di conferme sul piano documentario, l’ipotesi più probabile circa la presenza del Presepe a Cardè è quella di una committenza da parte della famiglia feudataria dei Saluzzo Miolans Spinola e della successiva donazione a favore della parrocchiale o di qualche confraternita locale da parte della stessa.