L’opera di Édouard Manet, Ritratto di Michel Arnaud a cavallo, che nel 1937 l’accorto collezionista Carlo Grassi volle assicurare alla sua preziosa collezione d’arte, rappresenta un documento singolare del catalogo delle opere dell’artista.
Si tratta di un dipinto enigmatico, non finito, di cui non è facile cogliere la portata. Un formato di grandi dimensioni, non scontato nell’opera dell’artista, appartenente alla breve sequenza di ritratti equestri, genere a cui Manet si dedicò solo nei primi anni settanta e peraltro episodicamente, dal momento che lui stesso non si considerava un degno interprete di questi soggetti. Non è da escludere che la sua realizzazione sia stata dettata da ragioni celebrative: ricco imprenditore parigino, con la passione per i cavalli, Michel Arnaud aveva probabilmente instaurato un legame di amicizia con Manet, forse a partire dalla metà degli anni settanta. In assenza di documenti, non si può nemmeno escludere una commissione da parte dell’effigiato, occasionalmente collezionista.
L’opera potrebbe anche essere messa in relazione a una commissione di dipinti dedicati alle corse a cavallo ricevuta da Manet una prima volta nel 1860 e nuovamente nel 1872 o, secondo altre ipotesi, considerarsi ispirata alla serie di amazzoni e cavalieri realizzati in quegli stessi anni da artisti come Pierre-Auguste Renoir, Auguste Carolus-Duran o Giuseppe De Nittis, che affrontarono questo genere in cicli ambiziosi e di grande fortuna espositiva. Rispetto alle altre immagini appartenenti a tale soggetto, il dipinto si differenzia innanzitutto per il formato, verticale e di dimensioni doppie rispetto agli altri, solo in questo caso così grande da consentirgli di ritrarre l’unica figura a cavallo intera. Il riferimento più immediato, quasi esplicito, va ovviamente alla grande tradizione ritrattistica inglese del secolo precedente. Dal punto di vista compositivo l’opera riprende le modalità ricorrenti anche negli altri ritratti equestri, sicura nello stacco netto, ottenuto mediante decisi contrasti cromatici, della figura dallo sfondo, un’ambientazione indefinita, abbozzata quasi di fretta, con le stesse tonalità di verdi e di bruni, priva di riferimenti, di piani prospettici, di volumi riconoscibili. Manet punta sulla presenza umana, centrale, quasi solenne, rappresentando il cavallo in alcuni punti solo attraverso le linee anatomiche essenziali ma approfondendo l’espressione del volto di Arnaud, riconoscibile e caratterizzato, sebbene solo abbozzato, di cui percepiamo la possente presenza.