Il polittico era stato concepito come un’importante cornice che inquadrava una Madonna del latte, firmata da Tatti e datata 1520, affrescata sulla parete sinistra della navata della chiesa di Santa Maria Annunciata a Brunello. Nel 1831 l’icona fu staccata a massello e sistemata nell’altare marmoreo di gusto neoclassico della cappella edificata appositamente. La Madonna del latte si distingue per lo stile arcaico in quanto probabilmente è la riproposta di una venerata immagine più antica, già esistente nell’edificio. Attualmente il polittico è collocato sulla parete destra della parrocchiale: lo scomparto centrale è chiuso da un pannello di fattura moderna in velluto con applicati ricami di tardo Cinquecento, mentre sono perdute da tempo la cassa che lo conteneva e le ante su cui erano dipinte Storie della Vergine.
Dell’artista sono note alcune opere certe: la Madonna con il Bambino e angeli, firmata e datata 1512, riconosciuta come l’antica pala della varesina chiesa di San Martino (Nancy, Musée des Beaux Arts), il Polittico della Madonna della Neve a Domodossola firmato e datato 1516, e quello di Bosto a Varese firmato e datato 1517, in origine sull’altare maggiore della precedente chiesa di San Michele (Milano, Castello Sforzesco). Al pittore sono stati attribuiti altri dipinti su tavola, provenienti da polittici smembrati, come l’Imago pietatis di Craveggia, e affreschi quali l’Adorazione dei Magi e la Crocefissione recuperati dal demolito oratorio di San Bernardino di Gazzada, il San Cristoforo in Santa Maria della Fontana a Venegono Superiore; di recente gli sono stati ascritti il giovanile San Bernardino tra i santi Sebastiano e Rocco in Santa Maria delle Grazie a Bellinzona e alcuni Profeti sulla cupola di Santa Maria di Piazza a Busto Arsizio. Ricerche d’archivio hanno fatto luce in merito al suo entourage varesino e ai committenti, quali le famiglie Orrigoni e Della Silva, oltre all’attività di orafo del padre e di zecchiere del fratello. Nelle scene del polittico si ravvisano i riferimenti culturali dell’artista formatosi nell’ambiente milanese della corte sforzesca: dal ricordo di Bramantino nei panneggi gonfiati dal vento, al debito alla cultura leonardesca e zenaliana per l’ambientazione tra le rocce, al precoce aggiornamento sull’opera di Raffaello tramite le stampe cui si ispirano l’Annunciazione, ma anche le figure dell’ariano atterrato da sant’Ambrogio e del diavolo che svolazza vicino a san Teodulo.
Degna di nota è la ricca carpenteria in legno dorato con preziosi intagli a candelabre sulle quattro paraste. Probabilmente disegnata da Tatti, rivela anch’essa un’adesione alla cultura rinascimentale. Tra i motivi di repertorio (mascheroni, serpi, centauri e divinità pagane) si distingue un bue, motivo araldico della famiglia dei Bossi, l’antica casata nobiliare originaria di Azzate il cui feudo comprendeva anche Brunello e con la quale l’artista era imparentato per parte di madre. Committente del polittico fu dunque un membro della nobile famiglia, forse Egidio Bossi, giureconsulto dal 1518, che nel 1542 richiese a Callisto Piazza la pala per l’altare maggiore della parrocchiale di Azzate.
Isabella Marelli
Foto Roberto Guidali