Il polittico fu verosimilmente realizzato per l’antica pieve di Salò, anteriormente alla costruzione quattrocentesca del duomo, dove è stato in seguito custodito; fu conservato in sagrestia e – nella prima metà del Novecento – nella cappella di Santa Maria del Popolo, a destra del presbiterio. Restaurato più volte nel corso del Novecento (la cornice forse negli anni Trenta, questa e le tavole tra il 1959 e il 1960, forse ancora nel 1972), fu rubato nel 1971, ma recuperato dai carabinieri di Desenzano nel 1972.
Le tavole sono tenute assieme da una cornice in buona misura originale, la cui forma rimanda ad altri polittici, dell’ambito di Paolo Veneziano, grazie ai quali si può immaginare che anche il nostro fosse, in principio, dotato di cuspidi. Nelle parti delle tavole coperte dalla cornice, sono emersi vivaci disegni a pennello con volti maschili e con uccelli: un airone e forse una quaglia. Ai lati della Madonna con il Bambino, sono sei santi, identificabili grazie agli attributi e alle scritte parzialmente conservate: il santo cavaliere, ritenuto dalla letteratura santo Stefano o un generico martire, e risultato essere san Faustino, patrono della diocesi di Brescia.
Il polittico e sempre stato considerato, nella bibliografia dai primi del Novecento, di scuola veneziana. Un riferimento a Jacobello del Fiore fu rapidamente superato a favore dell’attribuzione a Paolo Veneziano e bottega, suggerita da Antonio Morassi ad Antonio Maria Mucchi (1932); nel 1964 Rodolfo Pallucchini riferiva invece l’opera a Guglielmo Veneziano. Questa proposta – pur registrando il parere contrario di Miklos Boskovits (1973) – è rimasta in auge fino al 1995, quando Andrea De Marchi ha proposto invece il nome di Marco di Paolo, figlio di Paolo Veneziano, la cui influenza è chiaramente avvertibile nelle figure dipinte. Il polittico è di solito datato attorno al 1370, anche se alcune considerazioni in merito all’arcaicità dell’impianto e alla contestualizzazione della moda e degli abiti, suggeriscono di anticipare la cronologia seppur di poco.
Il polittico è in definitiva una straordinaria testimonianza della penetrazione dell’arte veneziana in Riviera, anche in epoca anteriore al 1426, quando Salò si offrì in dedizione alla Serenissima.
L’intervento di restauro è stato effettuato da Marchetti e Fontanini s.n.c., per la precisione da Luisa Marchetti (con la collaborazione di Piera Bocchi, Martina Gortani e Patrizia Sbraga), attraverso una serie di operazioni che hanno permesso di consolidare i diffusi sollevamenti di colore, di alleggerire le tavole e la cornice da strati di finitura superficiale di restauro e fortemente alterati, da ridipinture che debordavano sulla pellicola pittorica; le reintegrazioni sono state realizzate con colori a vernice per restauro. Anche la cornice ha avuto bisogno di un impegnativo restauro, a ragione di precedenti interventi, ben piu invasivi rispetto a quelli sulle tavole. Dopo un fissaggio localizzato dei sollevamenti degli strati di finitura e dei margini delle lacune, è stata effettuata una pulitura cui ha fatto seguito il trattamento antitarlo degli elementi lignei strutturali. Alcune stuccature particolarmente invasive, eseguite in passato per raccordare le parti aggiunte al livello originale, sono state rimosse. Le lacune sono state reintegrate con stuccatura a gesso di Bologna e colletta, quindi con gel di oro micaceo e cera d’api sbiancata, in essenza di trementina. Il retro del polittico e in particolare il sistema di ancoraggio delle tavole alla cornice, e stato revisionato per distribuire i carichi, controllare i movimenti delle tavole e per evitare attriti e frizioni, rinunciando quindi in parte al sistema preesistente, giudicato troppo vincolante.
Stefano L’Occaso