Secondo la tradizione l’anno è il 1259. Il beato Bartolomeo da Breganze riceve in dono dal cattolicissimo Luigi IX di Francia un frammento della croce del Salvatore e un prezioso piviale, il cosiddetto “manto di S. Lodovico”. Al suo ingresso come vescovo a Vicenza, una Vicenza liberata dal tiranno Ezzelino, il beato porta con sé i due tesori per donarli alla chiesa di Santa Corona. Non esiste in realtà traccia documentaria a sostegno di questo evento, ma si sa le tradizioni hanno un passo indipendente rispetto alla materialità delle carte. Il magnifico piviale è stato confezionato in un unico telo e reca applicato sul dorso tramite bottoni uno scudo ricamato, di epoca posteriore. Il tessuto con cui è realizzato il mantello è uno sciamito di seta monocromo color cremisi, con tintura in “rosso di chermes”. Sciamito è un termine di origine greca, e identifica un tessuto di particolare struttura ad intreccio, che si caratterizza per un aspetto compatto, satinato e brillante. La zona di produzione originaria di questo tipo di tessuto è medio-orientale (tra Siria, Iran e Bisanzio), e nel tempo si è diffuso soprattutto nelle zone di dominazione islamica.
Il manto è decorato da ricami eseguiti, per le parti metalliche, in filo laminato di argento dorato avvolto a spirale su un’anima di seta di colore naturale. Il ricamo raffigura coppie di pappagalli attorniati da motivi geometrici e infiorescenze stilizzate. La scelta iconografica, con i pappagalli che rinviano ad una simbologia regale, pare indicare un’originaria destinazione profana, non religiosa né liturgica. La critica è concorde nel ritenere il tessuto opera di fattura siculo-musulmana del sec. XIII, probabilmente a Palermo nella manifattura regia del Tiraz. Lo scudo aggiunto in epoca posteriore (probabilmente tra la seconda metà del XIV e gli inizi del XV sec.) rappresenta i santi Domenico, Aloisio e Dionigi come confermato dai nomi ricamati sotto. Eppure i dati dell’iconografia religiosa più nota sono contrastanti: da questo punto di vista infatti al centro sarebbe identificabile, sorretta da angeli, santa Maria Maddalena o santa Maria Egiziaca.
Il piviale era alquanto rimaneggiato e molto degradato nella struttura del tessuto, con lacerazioni e mancanze in più punti. L’intervento ha avuto inizio con la rimozione della fodera di seta apposta sul retro e con l’eliminazione della passamaneria con frange che profilava i bordi. Il piviale è stato liberato da una seconda fodera interna, che rappresentava uno dei fattori di degrado del tessuto. Dopo opportune analisi, il piviale è stato sottoposto a lavaggio a tampone entro un’apposita vasca piana con un detergente neutro (hostaphon), poi asportato mediante ripetuti risciacqui con acqua demineralizzata. Si è infine proceduto all’operazione delicata e laboriosa del risarcimento delle lacerazioni e delle mancanze, effettuata applicando dal retro un tessuto nuovo, adeguato per struttura e colore a quello originale. Lo scudo è stato sottoposto a lavaggio nel modo descritto per il piviale.
Redazione Restituzioni