Nell’ambito dell’ingente collezione di affreschi provenienti dalle antiche città vesuviane conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, le dieci opere selezionate per Restituzioni raffigurano iconografie diffuse nella pittura romana tra la fine del I secolo a.C. e il terzo quarto del I secolo d.C. L’affresco inv. 8902 rappresenta architetture tra le quali è un giovane con un ramo e un canestro. Sotto il personaggio è un quadretto con un leopardo che insegue un cerbiatto, mentre su una mensola è una capra. L’affresco, rinvenuto il 27 gennaio 1746 a Ercolano, per il soggetto e la tecnica si inquadra nel IV stile e si data al terzo quarto del I secolo d.C. Anche il frammento inv. 9031 raffigura un prospetto architettonico, al cui interno una donna, seduta sul parapetto del loggiato, si appoggia sulla spalla di un’altra donna. Sulla trabeazione è un vaso con un drappo e una maschera tragica. Gli inventari attestano una provenienza dell’affresco da Pompei, ma altri documenti datati al 15 agosto 1762, la decorazione e la tecnica pittorica ne accreditano il rinvenimento a Stabiae, dove nella villa Arianna si trovano rivestimenti parietali di fine III e IV stile affini e databili al I secolo d.C. (10-69 d.C.).
Pure l’affresco inv. 9971 rappresenta architetture, sormontate da due coppie di grifi ai lati di steli vegetali, sostenenti elementi circolari. La tecnica esecutiva ne consente l’attribuzione al IV stile (45-79 d.C.). Mentre gli inventari documentano per l’affresco una provenienza da Ercolano, Mario Pagano ritiene di identificarlo con pitture trovate a Pompei nei Praedia di Iulia Felix il 27 luglio 1755.
Una natura morta caratterizza, invece, il quadretto inv. 8617 raffigurante due pesci (triglie?), rinvenuto a Ercolano il 20 maggio 1745 e inquadrabile nel IV stile (45-79 d.C.). La stessa datazione e la medesima iconografia ha pure il quadretto inv. 8639, anch’esso ritrovato a Ercolano il 25 maggio 1748, riproducente due pesci e una seppia.
Il pastiche inv. 9420, pure proveniente da Ercolano, è composto da quattro quadretti, nei quali sono rappresentati paesaggi sacrali e offerenti; al centro, è un frammento con erote; al di sotto, una trabeazione con grifi e arabeschi. Per il genere iconografico e la tecnica esecutiva gli affreschi si inquadrano nel IV stile (45-79 d.C.).
Il tema di paesaggio è presente anche nel quadretto inv. 9461, in cui sono dipinti un tempio presso un albero, un pescatore, alcuni edifici e un ponte con due viandanti. Esso può datarsi al terzo quarto del I secolo d.C. nell’ambito del IV stile e in base agli inventari è stato rinvenuto a Pompei. Mario Pagano ritiene di identificarlo con un quadretto ritrovato l’8 aprile 1763 nella villa cosiddetta di Cicerone.
Di soggetto fantastico è il leone alato rappresentato nel frammento di intonaco rosso inv. 8766, proveniente da Pompei, databile tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C. (15 a.C. – 79 d.C.).
Al tema dionisiaco rimanda il frammento inv. 9280 con un medaglione raffigurante il busto di un Sileno con un corno potorio in mano, da cui beve Dioniso bambino, mentre alle sue spalle si intravede la testa di una Menade. Il frammento si data al I secolo d.C., nell’ambito del IV stile, e viene da Ercolano; Mario Pagano lo identifica con uno dei tondi ritrovati il 23 maggio 1745.
Lo stesso soggetto e la medesima datazione ha il frammento inv. 9294 riproducente un Satiro e una Menade danzanti. Gli inventari ne attestano una provenienza pompeiana, ma documenti d’epoca ne testimoniano il ritrovamento a Stabiae l’11 maggio 1776. Il tema iconografico è comune nelle decorazioni parietali fine III e IV stile (15 a.C. – 79 d.C.).