Il gruppo, costituito da tre sculture in terracotta concave sulla parte retrostante, raffigura la dolorosa scena della Pietà. Cristo deposto si sostiene con il braccio alle spalle della Madonna; la Vergine, con veste rosa e manto blu bordato di giallo, circonda con il braccio le spalle del Figlio e appoggia una mano sul suo busto. San Giovanni, con tunica verde e manto rosso, più sommessamente, accosta la mano al braccio di Gesù.
Quest’opera è forse attribuibile allo scultore padovano Andrea Briosco, detto il Riccio, vissuto tra il 1470 e il 1532, il cui capolavoro è ritenuto il monumentale candelabro pasquale in bronzo per la Basilica del Santo a Padova. Tutta la sua formazione artistica avvenne in ambito padovano e, soprattutto nella fase giovanile, la sua arte risentì degli influssi delle grandi figure del Rinascimento che lavorarono nella città veneta, quali Donatello, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini.
Proprio alla produzione giovanile del Riccio è ascrivibile il complesso scultoreo in esame, conservato nella chiesa di Carrara Santo Stefano (Padova). Databile a cavallo fra il Quattrocento e il Cinquecento, vi si riscontrano diverse influenze. Il sofferto espressionismo dell’opera sembra derivare da modelli tardo belliniani; l’influsso della pittura di Bellini si conferma nelle scelte coloristiche (ben leggibili dopo la rimozione della ridipintura), in particolare nella raffinata modulazione dell’incarnato del Cristo che sfuma sul verde terreo della morte nel viso e nel risvolto giallo del manto blu della Madonna. La modellazione, invece, risente prepotentemente dell’espressionismo donatelliano interpretato da Giovanni Minelli, scultore padovano attivo tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, con il quale è ipotizzabile che il Briosco avesse collaborato fin dai primi anni del secolo.
Tracce di doratura nei capelli e nella barba di Cristo e di san Giovanni, emerse dalla rimozione del marrone soprammesso, rivelano infine un artista non ancora svincolato dalla pratica orafa della bottega del padre Ambrogio, in cui il Briosco ricevette la prima formazione.
La superficie dell’opera, dopo la cottura, fu ricoperta da più strati di colore, ma alla policromia originale fu successivamente soprammesso uno strato di ridipintura. Si è proceduto alla fissatura delle parti di policromia in procinto di distacco e quindi si è iniziata la rimozione delle ridipinture, utilizzando bisturi e solventi. La terracotta è stata quindi isolata con resina acrilica e si è steso sulla superficie un colore di base che è stato in seguito velato con acquerelli. Le fenditure della terracotta sono state stuccate con un impasto di polvere di terracotta e resina. Come protettivo finale è stata utilizzata resina acrilica.
Redazione Restituzioni