L’ampia pala è dominata dalla rappresentazione della Pietà che si staglia sullo sfondo di un cielo addensato di nuvole, segnato nella linea dell’orizzonte dalla collina del Calvario.
La scena, concentrata e priva di un dispiegamento narrativo, è completata dai tre pannelli della predella, indissolubilmente legati al dramma del primo piano: l’Orazione nell’Orto, l’Apparizione a Tommaso e il Noli me tangere. L’accurata selezione di immagini attuata dal pittore è indice di una forte densità concettuale, sottolineata anche da alcune insolite presenze nella scena principale. Accanto alle tradizionali figure della Vergine che regge il Figlio morto, con gli occhi gonfi dal dolore e visibilmente stanca e della Maddalena che delicatamente sostiene i piedi di Cristo, non troviamo infatti gli immancabili Giovanni Evangelista, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, sostituiti, in modo certo atipico, dai santi Alessandro, titolare della chiesa che ospitava l’opera (Sant’Alessandro a Brescia), Adamo e Paolo di Tarso.
Committente della pala fu la Scuola del Santissimo Sacramento, sorta a Brescia in risposta alle esortazioni del predicatore Bernardino da Feltre, giunto nella città lombarda sullo scorcio del Quattrocento.
L’opera è infatti parte di un simbolico progetto di rimodernamento della chiesa, che riacquistando decoro anche in senso estetico, si dimostrava sensibile alle esigenze di una riforma morale e spirituale: la data del 1504, apposta nel cartiglio alla base dell’immagine, conferma accanto ai dati d’archivio, la relazione tra il messaggio di pietà e partecipazione al dolore del sacrificio e la diffusione di un rinnovato spirito religioso, legato all’attività omiletica di Bernardino e alla relativa riflessione umanistica da essa derivata.
La configurazione attuale non corrisponde a quella originaria: la predella doveva contenere almeno altre due scene, riconosciute dalla critica nel Cristo fra gli apostoli della National Gallery di Washington e una Resurrezione che doveva trovarsi al centro. Nell’Ottocento la pala aveva subìto, infatti, delle modifiche radicali: ritaglio dei margini, re-intelaiatura e re-incorniciatura. Altri interventi furono effettuati nel secondo Novecento: il congiungimento delle spaccature longitudinali della tavola e quelle trasversali della predella, la parchettatura di entrambe, una riduzione dello spessore delle tavole e una pulitura.
Il restauro odierno ha mantenuto la parchettatura novecentesca, apportando alcune modifiche al fine di migliorarne l’efficacia; per la superficie pittorica invece è stato effettuato il consolidamento del colore – sollevato in alcuni punti –, insieme a una nuova pulitura, volta alla rimozione di vernici ossidate e di integrazioni pittoriche, e l’applicazione finale di una vernice protettiva.
Redazione Restituzioni