La pianeta è la sopravveste a campana indossata dal sacerdote durante la celebrazione della messa. Questo esemplare, formato da frammenti cuciti fra loro, è in velluto rosso carminio di seta, con decorazione a pigne e melograni posti al centro di una griglia polilobata.
La stola è composta da fasce ricamate che formano una croce sia sul recto che sul verso. Vi sono raffigurati santi, ritagliati e applicati entro edicole, su uno sfondo decorato con racemi e rosette: sul recto vi sono san Giovanni evangelista, la Madonna, Maria Maddalena, un santo non identificabile, sant’Osvaldo; sul verso compaiono un dottore della Chiesa, san Francesco, Cristo Redentore, san Girolamo, forse santo Stefano. I ricami sono costituiti da filati di seta e filo metallico d’argento dorato.
La pianeta con stola ricamata è conservata nell’importante chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena a Rocca Pietore (Belluno). Il manufatto rimanda a Venezia, centro manifatturiero nel quale si producevano e acquistavano tessuti e ricami; il legame tra Rocca Pietore e la città lagunare sarebbe confermata dal fatto che nel 1932 la comunità venne annessa al territorio bellunese, quindi alla Serenissima.
Il velluto, di ambito veneziano, è riferibile al XV secolo. Quanto alle figure ricamate sulla stola, esse presentano elementi stilistici diversi: quelle del recto, di dimensione più piccola, rivelano l’influenza neogiottesca padovana che si diffuse a Venezia tra le fine del ‘300 e l’inizio del ‘400; le figure del verso, più grandi, presentano una monumentalità e un’attenzione alla tridimensionalità che indurrebbe a ritardarne l’esecuzione di qualche decennio, mostrando un’adesione alla cultura figurativa veneziana pre-rinascimentale dei primi decenni del ‘400, rappresentata da Antonio Vivarini e Jacopo Bellini. Solo le mani e i volti dei santi, però, sono originali, mentre i manti, le vesti, nonché i ricami e la stoffa che fanno da supporto sono di epoca posteriore, forse riferibili ai secoli XVI e XVII.
Dopo un rilievo grafico dei frammenti, la veste è stata smontata. Sulla superficie esterna delle stoffe c’erano un consistente deposito di sporco polverulento e alcune gocce di cera. I vari pezzi sono stati puliti mediante aspirazione ad aria forzata. Il ricamo posto sul girocollo e la fodera di lino, anneriti da depositi grassi di sporco, sono stati lavati con acqua deionizzata e demineralizzata e detergente neutro. La veste è stata asciugata tamponandola con materiali assorbenti e con ventilazione forzata. I buchi, i fili distaccati e le parti lacerate sono stati saturati e fissati al supporto tessile. I vari pezzi sono stati ricuciti. Sul retro del velluto, per dare più corpo al tessuto e portarlo in equilibrio con gli spessori dei ricami, è stato applicato un telo di lino; ciò ha permesso di eliminare le tensioni e le arricciature che si presentavano tra la fascia ricamata e il velluto.
Redazione Restituzioni