La patena è composta da un’alzata (piede o piedestallo) in argento battuto, lisciato e dorato, e da un piatto in argento inciso, sbalzato, cesellato e dorato. Il piatto è decorato prevalentemente a bulino. Sull’orlo si può notare una perlinatura su tre file delimitanti una fascia a tratteggio su cui si trova incisa l’invocazione trinitaria in maiuscola gotica: «+ Benedicta / sit / s[anc]ta / Trinitas // atq[ve] / in / divisa vnitas / confitebimur / ey». Il cavetto figurato è stato lavorato a parte e inserito nella lamina del piatto mediante saldatura (visibile nella parte retrostante). In corrispondenza della depressione che gravita sul cavetto si ha una fascia svasata con sei lobi, disposti a cerchio come i petali di un fiore. All’interno di ciascun lobo, a coppie, si dispongono le immagini degli Apostoli, recanti ciascuno lo strumento del proprio martirio. Dall’alto, in senso orario: Pietro e Paolo, Andrea e Giacomo Maggiore, Giovanni e Tommaso, Matteo e Giuda Taddeo, Filippo e Bartolomeo, Simone Cananeo e Giacomo Minore. Una colonnina, a dare l’idea di una struttura porticata, separa una coppia dalla successiva. Al centro della patena è graffito a bulino il volto del Salvatore, cinto dal nimbo cruciforme, con gli occhi aperti, la barba appuntita, i lunghi capelli divisi in due bande simmetriche: l’iconografia è chiaramente bizantina. Lungo il bordo circolare esterno, un motivo ornamentale a fiori stilizzati è tuttavia peculiare dell’oreficeria inglese del periodo.
Di particolare interesse l’iscrizione, che non si trova mai (eccetto in questo caso) su una patena. Si tratta di una invocazione trinitaria che nella sua formulazione completa recita: benedicta sit sancta trinitas atqve indivisa vnitas confitemibvr ei qvia fecit nobiscvm misericordiam svam. La scritta è ripresa dall’officio domenicale per la festa della Santa Trinità, così come prescritto dal messale liturgico di rito latino in uso nei paesi anglosassoni fino al 1549, quando fu formalmente abrogato da Edoardo VI. Altro elemento peculiare è la rappresentazione dei dodici apostoli all’interno di una galleria porticata: la patena in oggetto anche da questo punto di vista rappresenta un unicum. Proprio attraverso un confronto con le caratteristiche figurative di altre patene conservate in area inglese, è possibile indicare una datazione tra il 1500 e il 1520 (coerente del resto con quella del calice di cui alla scheda n. 38, Restituzioni 2006, con cui questa patena forma il servizio da messa).
La patena si presentava con una doratura eccessivamente invasiva che favoriva l’insorgere di fenomeni di vulcanizzazione legati alla migrazione degli ossidi. La lamina in argento dorato era stata restaurata in antico a causa di fratture particolarmente insidiose. Probabilmente in occasione di questo precedente intervento è stato aggiunto il piede cilindrico per rialzare la patena dal piano della mensa. L’aggiunta di tale elemento potrebbe risalire al momento della musealizzazione dell’oggetto. Dopo lo sgrassaggio con sali di Rochelle, la suppellettile è stata immersa in un bagno con acqua e tensioattivo per eliminare lo sporco superficiale e ammorbidire le macchie più resistenti. È stata quindi effettuata una pulitura meccanica più approfondita con bicarbonato di sodio diluito in acqua, seguito da un lavaggio con solventi chetonici dato con tampone. La superficie è stata poi protetta con vernice nitrocellulosa per consolidarne le fratture e rallentare l’ossidazione.
Redazione Restituzioni