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    Torna a Restituzioni 2018

    Pannello dipinto raffigurante la “Missio Petrina”

    Data: prima metà del IX secolo (810 - 817 d.C.)
    Tecnica/Materiale: affresco ricollocato su tela  
    Dimensioni: 188 x 207,5 cm
    Provenienza: Ravenna, Basilica di San Vitale, cappella del Sancta Sanctorum
    Collocazione: Ravenna, Museo Nazionale (inv. 12092)
    Edizione: Restituzioni 2018
    Autore scheda in catalogo: Paola Novara
    Restauro: Etra s.n.c. di Pagani Michele e Rocchi Maria Lucia, Lugo (Ravenna); con la direzione di Emanuela Fiori (direttore Museo Nazionale di Ravenna/Basilica di Sant’Apollinare in Classe e Battistero degli Ariani)
    Ente di Tutela: Polo Museale dell'Emilia-Romagna

    Opera restaurata da Etra s.n.c. di Pagani Michele e Rocchi Maria Lucia, Lugo (Ravenna)   con la direzione scientifica di Emanuela Fiori (direttore Museo Nazionale di Ravenna, Basilica di Sant’Apollinare in Classe e Battistero degli Ariani)

    Scheda breve

    Nell’alto Medioevo il pastoforio a meridione dell’abside della chiesa di San Vitale (VI secolo) fu riadattato per ricavarne una cappella destinata ad accogliere i sarcofagi contenenti le spoglie di tre vescovi ravennati: Ecclesio (522-532), Ursicino (533-536) e Vittore (538-545). I lavori dovevano essere stati già realizzati nei primi decenni del IX secolo, dato che il protostorico ravennate Andrea Agnello descrive la cappella, che ai suoi tempi era dedicata a san Nazario, come già adibita a conservare le tre sepolture privilegiate. Successivamente altri interventi di età moderna alterarono in modo sostanziale la fabbrica, che solo un restauro diretto nel 1903 da Corrado Ricci ha riportato all’aspetto assunto prima del XVI secolo. In origine la fabbrica, coeva alla costruzione della basilica, non comunicava con l’edificio di culto ed era raggiungibile a mezzo di un breve andito che si sviluppava parallelamente al fianco dell’abside, nonché attraverso una porta esterna. Nell’alto Medioevo i due accessi esistenti furono parzialmente murati per ottenerne delle nicchie e un nuovo ingresso (quello tuttora in uso) fu ottenuto sfondando il muro che metteva in comunicazione la cappella con la chiesa. Le nicchie laterali, frutto del tamponamento dei vecchi accessi, furono destinate a contenere i sarcofagi di Ursicino e Vittore (quello di Ecclesio fu collocato al centro del vano), e quella a destra fu affrescata con un’immagine di cui furono trovate labili tracce durante i restauri condotti da Ricci. Il pannello raffigura tre personaggi in piedi. Al centro san Pietro, di statura maggiore rispetto agli altri, è vestito con una tunica e una toga e ha i tratti tipici dell’iconografia canonica: la barba bianca che gli incornicia il volto e il mazzo di chiavi nella mano sinistra; con la mano destra porge qualcosa al personaggio al suo fianco, che è da identificare in sant’Apollinare, il primo vescovo di Ravenna. Il personaggio a destra, riconoscibile dall’iscrizione, è l’arcivescovo di Ravenna Martino, che pontificò dall’810 all’817; è rappresentato con un codice nelle mani e con il capo circondato da un nimbo quadrato, un elemento iconografico che ci permette di individuarlo come ancora vivente all’epoca della realizzazione del dipinto. I personaggi, raffigurati in perfetta frontalità, si stagliano su uno sfondo di colore rosso e sono disposti in ordine gerarchico.

    L’immagine rappresenta un tema squisitamente locale, vale a dire la Missio petrina, l’incarico di evangelizzare Ravenna che, secondo la tradizione a noi nota attraverso il testo agiografico comunemente denominato Passio Sancti Apollinaris, l’apostolo Pietro avrebbe dato al protovescovo Apollinare. Il racconto leggendario, nato probabilmente durante il VI secolo, vuole che l’antiocheno Apollinare fosse inviato a Ravenna dal ‘principe degli apostoli’ e che qui avesse subito il martirio a opera delle autorità locali non ancora convertitesi al cristianesimo. Il dipinto può essere ritenuto un buon prodotto realizzato da maestranze locali che risente dell’apporto culturale del mondo bizantino mediato attraverso i modelli affermatisi a Ravenna nei secoli V e VI, come documentano soprattutto le figure umane, non ancora private dei caratteri di corporeità. Nel contempo l’affresco mostra anche di guardare verso le nuove esperienze carolinge che si andavano affermando in quegli anni nell’Italia settentrionale e nei paesi d’oltralpe.

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima
    Foto di Archivio Museo Nazionale di Ravenna

    Prima del restauro

    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Prima del restauro

    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Basilica di San Vitale a Ravenna, esterno della cappella del Sancta Sanctorum: particolare del tamponamento dell’apertura esterna ad arco a fungo

    Foto di Ravenna, Biblioteca Classense, Fondo fotografico Mazzotti

    Basilica di San Vitale a Ravenna, interno della cappella del Sancta Sanctorum: particolare della nicchia tamponata con l’affresco della missio petrina, stampa fotografica alla gelatina, 1920-1930 ca

    Foto di Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, Archivio storico

    Disegno acquerellato di Alessandro Azzaroni, 1916, particolare della parte destra dell’affresco con la missio petrina

    Foto di Ravenna, Biblioteca Classense, Fondo fotografico Mazzotti

    Museo Nazionale di Ravenna, ex convento benedettino di San Vitale, primo chiostro, affresco raffigurante la missio petrina distaccato, stampa fotografica alla gelatina, 1940 ca

    Durante
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    Durante
    Foto di Michele Pagani, Davide Tormen

    Durante il restauro, particolare delle lacune perimetrali, rifinitura della colmatura delle lacune

    Foto di Michele Pagani, Davide Tormen

    Durante il restauro, particolare del volto di san Pietro, ritocco pittorico a sottotono in macro-rigatino

    Foto di Michele Pagani, Davide Tormen

    Durante il restauro, particolare del volto di sant’Apollinare, pulitura

    Foto di Michele Pagani, Davide Tormen

    Durante il restauro, particolare delle lacune centrali e perimetrali, rimozione meccanica delle vecchie stuccature

    Foto di Michele Pagani, Davide Tormen

    Durante il restauro, particolare delle lacune perimetrali, prove di campionatura delle malte realizzate con leganti e inerti di tipo naturale

    Dopo
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Dopo
    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Dopo il restauro

    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Dopo il restauro, particolare con l’iscrizione che identifica l’arcivescovo Martino

    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Dopo il restauro, particolare con il volto di sant’Apollinare

    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Dopo il restauro, particolare con il volto di san Pietro

    Foto di Studio Fotografico Marcello Chiappini, Ravenna

    Dopo il restauro, particolare con le chiavi di san Pietro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2018. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2018 (guida cartacea)

    Restituzioni 2018

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2018 (PDF online)

    Scheda dal catalogo

    Altre opere dell'edizione

    pittura

    Pitture murali della tomba di Henib

    corredo funerario

    Sarcofago antropoide di Unmontu

    scultura

    Tre stele daunie dal territorio della Capitanata (Stele maschile con armi, Due stele con ornamenti)

    scultura

    Testa maschile barbata, cosiddetta “Testa di Basilea”

    https://restituzioni.com
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