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    Torna a Restituzioni 2006

    ’Pace’ architettonica in argento e bronzo dorato con Cristo morto nel sarcofago tra Maria e santo vescovo

    Data: Fine del XV secolo
    Artista: Orafo lombardo
    Nascita artista: Pavia
    Tecnica/Materiale: Argento sbalzato, cesellato e dorato (le iscrizioni lavorate al niello); bronzo dorato
    Dimensioni: 14,5 x 9 cm
    Provenienza: Ignota
    Collocazione: Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Cristiano, inv. 61864
    Edizione: Restituzioni 2006
    Autore scheda in catalogo: Guido Cornini
    Restauro: Barbara Pinto Folicaldi
    Ente di Tutela: Musei Vaticani

    Come un segno di pace, prima di accogliere la pace, prima che la pace si faccia respiro, gesto, vita.

    Scheda breve

    Le cosiddette ‘Paci’ architettoniche, chiamate anche osculatorium o instrumentum pacis, vennero introdotte nella liturgia medievale per sostituire il bacio e l’abbraccio di pace tra i fedeli prima della comunione: erano generalmente decorate con scene rievocative della Passione di Cristo. L’esemplare in esame è costituito da due lastre rettangolari in rame combacianti tra loro e coronate da un fastigio a forma di mezza luna: sulla fronte, una placchetta in argento lavorata a rilievo presenta una Imago Pietatis (Cristo morto nel sarcofago tra Maria e un santo vescovo), in conformità ad una iconografia penitenziale diffusa in ambito padano. Il rilievo è inscritto entro una cornice architettonica formata da due pilastrini sormontati da un architrave e poggianti su un basamento aggettante, ugualmente arricchito con eleganti decorazioni a foglie e girali d’acanto. Nella lunetta superiore la figura benedicente di Dio Padre conferma il significato salvifico della raffigurazione, richiamato del resto anche dalle iscrizioni a niello del sarcofago e dell’architrave.

     

     

    Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento i maggiori centri di produzione in Italia di questo tipo di suppellettili erano concentrati tra il Veneto (Venezia, Padova, Verona), la pianura padana (Parma, Bologna, Ferrara) e la Lombardia subalpina (Brescia, Pavia). La “pace” in esame presenta tratti stilistici ancora quattrocenteschi, nella sobrietà dell’impaginazione e nella rigida impostazione delle figure. Sul piano iconografico si rilevano assonanze nordeuropee, in particolare con la pittura franco-fiamminga di area borgognona e con quella catalana di derivazione fiamminga. Da un punto di vista compositivo invece paiono evidenti i legami con Pavia e con la pratica scultorea dei decoratori della Certosa. Un gruppo di rilievi del Chiostro Piccolo della Certosa, innalzato tra il 1462 e il 1470, presenta tratti stilistici tali, soprattutto nel trattamento dei panneggi, da poter essere affiancati alla “pace”  vaticana. Al contempo un confronto ancor più stringente è stato istituito con un dipinto (una Pietà), attribuibile a Vincenzo Foppa o alla sua cerchia. Bresciano, ma educatosi artisticamente a Padova, Foppa fu uno dei principali esponenti della scuola di Pavia, dove ebbe un allievo, il Bergognone, che lavorò alla decorazione della Certosa. Poiché il dipinto di Foppa è databile agli anni 1490-1500 è possibile proporre anche per la placchetta in esame una datazione analoga. Per il santo vescovo che sorregge con Maria il corpo del Cristo è stata proposta l’identificazione con sant’Agostino, vescovo d’Ippona, o con san Siro, vescovo di Pavia tra il 743 e il 758, soggetto di una pala della Certosa attribuita al Bergognone.

     

     

    La struttura appariva compromessa a causa delle contusioni presenti sul contorno superiore della lunetta e sul basamento, aperto e sconnesso. Le superfici in argento, quelle in rame e in bronzo dorato erano diffusamente ossidate. Tracce di precedenti puliture, con altri elementi, si annidavano nelle zone più remote. La valva posteriore appariva ampiamente rimaneggiata. Smontato il manufatto si è proceduto allo sgrassaggio mediante un bagno di sali di Rochelle e accurati risciacqui in bagni di acqua e tensioattivi. Una pulitura generalizzata è stata effettuata con solventi chetonici. Per le zone più resistenti è stato necessario il ricorso a un’ulteriore pulitura meccanica a base di pomice in polvere. Le deformazioni strutturali dovute agli urti sono state parzialmente ricomposte mediante l’azione combinata del bisturi e dei raggi X, benché in generale si sia potuto procedere, per non causare fratture, solo ad una riequilibratura estetica.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro, particolare

    Prima del restauro

    Prima del restauro

    Durante
    Durante

    Durante il restauro, particolare

    Durante il restauro, particolare

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare

    Approfondimenti

    Restituzioni 2006

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2006

    Altre opere dell'edizione

    oreficeria

    Due catene da orologio (Collana di Ganimede, Collana di Perseo); Due bracciali (Collana di Patroclo, Catenella del sacrificatore)

    corredo funerario

    Gruppo di quattordici anelli e sette gemme incise

    scultura

    Altare funerario ottagonale

    scultura

    Ara funeraria con scena di banchetto

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