Il mosaico, formato da tessere bianche e nere, costituisce il settore centrale di una pavimentazione musiva. Il riquadro è incorniciato da un meandro semplice campito da una fila di quadratini collegati per gli angoli. Il tappeto centrale si presenta fittamente decorato, secondo un disegno simmetrico composto da stelle di otto rombi, da triangoli, quadrati, ottagoni e cerchi. Rombi e triangoli portano al loro interno la rispettiva figura geometrica di dimensioni ridotte. Gli ottagoni sono campiti da un altro ottagono in cui è inscritta una rosetta decorata da una croce. I quadrati sono diversamente campiti: o da un secondo quadrato; o da un altro quadrato a sua volta campito da un quadratino a lati concavi; da tralci stilizzati; da un secondo quadrato in cui ne è inscritto un terzo. Il cerchio, elemento centrale della composizione, racchiude un secondo cerchio, una corona di tralci d’ulivo o d’alloro legati da un nastro e una svastica.
Rinvenuto a Oderzo e conservato nel Museo Civico di Treviso, il mosaico presentava un’ampia macchia di bruciato ascrivibile, probabilmente, all’incendio che dovette segnare la fine del vano cui la pavimentazione era pertinente.
Gli elementi decorativi che formano la fitta trama di questo mosaico si ritrovano in altre opere musive romane, soprattutto della Venetia (la X Regio), riferibili al I e al II secolo d.C. I motivi meno consueti sono quelli della corona e dei tralci. Il tralcio stilizzato con duplice voluta trova però un puntuale confronto in un mosaico di Aquileia databile al II secolo, epoca in cui si inquadra anche il nostro esemplare.
Nel secolo scorso il mosaico era stato staccato e collocato in museo con parte del suo sottosuolo originale grazie a un supporto in legno, che risultava ora completamente polverizzato. Durante il restauro, la superficie musiva è stata fissata con velatino di cotone e colla. Il mosaico è stato quindi staccato e ribaltato. Si è proceduto con la rimozione del sottofondo originale in malta, con la stesura di una nuova malta di allettamento e l’applicazione di un supporto in nido d’ape d’alluminio. Il manufatto è stato ribaltato ed è stato rimosso il velatino. La pulitura della superficie da uno strato di particellato di depositi veri è stato eseguito con acqua deionizzata, mentre le stuccature di malta sono state asportate con bisturi e micropenna pneumatica. Le lacune perimetrali sono state colmate con pastellone di malta pigmentata. Infine è l’opera è stata protetta con resina acrilica.
Redazione Restituzioni