Il Messale, cod. 21, della Biblioteca Capitolare di Aosta è un imponente codice membranaceo, che si compone di 498 fogli e misura 455 × 299 mm con la legatura, verosimilmente coeva al manoscritto. Il volume, impreziosito da due miniature a piena pagina, da 24 iniziali istoriate (in origine 25) e da ricchi fregi marginali, fu destinato alla cattedrale aostana per volere del vescovo François de Prez (1464-1511), come risulta – oltre che dalla presenza dello stemma del presule ai ff. 208v, 209r e 367r – dall’incipit del manoscritto (f. 8r) e da due iscrizioni ripetute all’interno di questo (ff. 7v e 207v). Il Messale, realizzato poco dopo l’elezione episcopale di de Prez, mostra segni evidenti di usura che indicano che fu utilizzato a lungo anche dopo la morte del presule, come confermano sia le integrazioni apportate nel tempo al testo originario sia le fonti più antiche relative al manoscritto. Come di norma nei messali, la sezione più rovinata del volume voluto da François de Prez coincide con l’Ordinario della Messa, che è la parte invariabile della messa, e che quasi sempre, anche qui, fisicamente corrisponde all’incirca alla porzione centrale del manoscritto. È in questo punto del Messale de Prez, e precisamente nei due fogli immediatamente precedenti il Te igitur del Canone, che si trovano le due miniature a piena pagina, raffiguranti rispettivamente il Compianto sul Cristo morto (f. 208r) e la Crocifissione (f. 208v). La seconda miniatura ha subito diverse ridipinture, percepibili a occhio nudo e ulteriormente rilevate dalle fotografie a infrarossi. Il ritocco principale ha interessato la figura del Cristo crocifisso, e il suo autore sembra riconoscibile nel cosiddetto Miniatore di Giorgio di Challant, che all’inizio del XVI secolo ebbe senz’altro dei contatti con il Capitolo della casa madre aostana, visto che per uno dei suoi canonici realizzò un Messale festivo, oggi conservato in Biblioteca Capitolare con segnatura cod. 19. Le ragioni di questo intervento ci sfuggono: forse fu conseguente a un deterioramento della miniatura; o forse fu dovuto a un aggiornamento di gusto, ritenuto necessario dallo stesso François de Prez per un manoscritto eseguito ormai anni prima in concomitanza con la sua consacrazione pastorale.
La datazione del Messale a un arco cronologico prossimo all’elezione episcopale di de Prez è supportata dall’analisi stilistica del manoscritto, che può essere attribuito a una bottega locale, alla quale al momento non è possibile ricondurre altri prodotti di miniatura o di pittura monumentale, ma la cui attività si inserisce bene nella cultura figurativa aostana degli anni sessanta del XV secolo, mostrando in particolare diverse tangenze a livello stilistico e iconografico con le opere prodotte per la cattedrale nello stesso periodo. Gli anni della realizzazione del manoscritto coincidono con quelli in cui furono eseguiti gli stalli lignei per il coro della primaziale, su iniziativa ancora del vescovo de Prez, affiancato nell’impresa dai membri del Capitolo e dal laicato aostano. Miniature e stalli rivelano un grafismo analogo e la stessa incisività un po’ rude.
Lo stemma di famiglia ripetuto in più punti del manoscritto, l’incipit e le iscrizioni che ricordano il nome del suo committente, la ricchezza dell’apparato decorativo e iconografico: tutto dimostra un’attenzione e una cura per nulla banali da parte di François de Prez nei confronti del Messale che volle destinare, all’inizio del suo lungo episcopato, alla chiesa primaziale aostana da lui presieduta.