Documentata soltanto dal 1643 nella chiesa della Natività della Beata Vergine Maria in Pozzonovo, la scultura in terracotta della Madonna con il Bambino in trono fu probabilmente eseguita per l’edificio più antico o vi pervenne nel corso del Cinquecento.
La Vergine, seduta in un trono dalla foggia antica, trattiene in grembo il Figlio che cerca di divincolarsi e costringe la Madre a una presa salda sulle gambe divaricate e a un inarcamento della schiena; ai lati della seduta due putti impacciati giocano a nascondersi sotto il pesante manto della Vergine. La composizione insieme ad alcuni richiami al linguaggio donatelliano portarono Giuliana Ericani (Pisanello 1996, pp. 222-223) ad attribuire la scultura al fiorentino Nanni di Bartolo, l’allievo del maestro toscano attivo in Veneto dalla metà degli anni venti fino al decennio successivo. Recenti studi di Davide Civettini (2018) e Marco Scansani (2018) hanno invece proposto convincentemente di identificare il plasticatore con Giovanni de Fondulis.
Le palesi inflessioni donatelliane (il Donatello degli anni padovani pero), l’energica modellazione dei panneggi, l’irrequieto dinamismo del Bambino, e per tutti il particolare morelliano della mano “artrosica” che stringe l’infante hanno fatto pensare allo scultore di origine lombarda, giunto a Padova più di dieci anni dopo il rientro in patria di Donatello, datando il gruppo alla prima meta dell’ottavo decennio del Quattrocento.
Nel tempo la terracotta aveva subito pesanti ridipinture e una trasformazione del velo sul capo, modificandone l’andamento e resecando l’acconciatura originaria.