L’attribuzione del dipinto a Dario di Treviso, allievo del più noto Francesco Squarcione, è abbastanza precoce (Fogolari, 1930) e condivisa. Non unanime invece è l’interesse da attribuire alla tavola, generalmente considerata di mediocre valore (Fiocco 1959, Furlan 1969 ecc.). Almeno fino al recente restauro, che ha invece consentito di rilevare con sicurezza l’importanza del dipinto. Si tratta di un’opera che appartiene alla piena maturità dell’autore, da collocare immediatamente a ridosso del felice periodo trevigiano (1448-58). Anche se si attenuano lo slancio e la tensione espressiva tipici nei dipinti di quel periodo, prende campo qui un segno più calmo e disteso, che predilige le forme larghe e piene. A testimonianza dell’influsso squarcionesco rimane comunque un certo tormento e nervosismo che si coglie soprattutto nella fisionomia del san Giovanni Battista. Evidenti sono da questo punto di vista le analogie tra i due santi qui rappresentati e alcune figure del polittico squarcionesco di Arzignano (Vicenza), che consentono di ricondurre i due dipinti ad una comune matrice.
La datazione della pala di Schio si può ricavare dal confronto con l’affresco staccato raffigurante La Madonna dell’umiltà conservato nel Museo di Asolo e datato 1459: particolarmente notevoli sono le affinità stilistiche e tipologiche nell’iconografia della Vergine, nella resa dilatata dei volumi, nei dettagli naturalistici dello sfondo. Anche attraverso il recupero critico di quest’opera si può dunque ricostruire più compiutamente la presenza e l’influsso squarcionesco nel panorama artistico vicentino del Quattrocento.
Il dipinto aveva già subito interventi di restauro. La pulitura della superficie pittorica è stata eseguita rimuovendo preventivamente i depositi di polvere e nerofumo con l’ausilio di solvente idoneo. Con mezzi meccanici (bisturi), dopo aver ammorbidito le zone interessate, sono state asportate le vaste ridipinture e le stuccature colorate. Ciò ha consentito di evidenziare consistenti porzioni di pellicola pittorica originale. Nel cielo sono affiorate nuvole bianche. Va segnalato comunque che alcune stuccature (e anche alcune ridipinture) sono state lasciate poiché la loro asportazione avrebbe comportato la perdita di pittura originale, ormai completamente fusa con lo stucco. Dopo la stuccatura con gesso e colla, si è passati all’intervento pittorico impiegando pigmenti ad acquerello e a vernice, intervenendo con velature a tono e, ove possibile, con il tratteggio verticale. Infine sulla superficie del dipinto è stata applicata a spruzzo una vernice trasparente per protezione.
Redazione Restituzioni