Protagonista del dipinto è la Vergine che, elegante e diafana, viene ripresa con un taglio piuttosto singolare, in piedi dietro un parapetto marmoreo, mentre ci fronteggia al centro della scena stagliandosi contro un paesaggio collinare.
La Vergine contempla con espressione lontana e distaccata il Bambino un po’ scomposto fra le sue braccia, raffigurato nell’atto della benedizione, con lo sguardo che cade sul committente al di qua del parapetto, un uomo ripreso di profilo e a mezzo busto, con una veste rossa e il berretto dello stesso colore stretto fra le mani.
Dietro si apre uno splendido cielo azzurro terso, dove appare una nuvola carica di angioletti sopra l’aureola di Maria. Singolare, infine, è un dettaglio in secondo piano, posto sotto l’arco naturale alla sinistra dell’immagine, nella zona in cui si trova anche una piccola città: la rappresentazione di una battaglia fra cavalieri, che ancora attende una interpretazione.
La critica ha proposto un collegamento fra la scena dei cavalieri e l’occasione della commissione: sono infatti ben leggibili gli stemmi sugli scudi, che rimangono però non ancora identificati. Altre questioni possono invece dirsi risolte, in particolare il discorso attributivo.
L’opera, infatti, assegnata un tempo a Mantegna e più tardi a Leonardo, è ora unanimemente accreditata a Pinturicchio, o comunque al suo ambito, la cui cifra stilistica è ben visibile nella figura della Vergine. Innegabile, tuttavia, è l’influenza di Leonardo, soprattutto per quanto riguarda la posizione del Bambino: elemento che suggerisce una cronologia intorno ai primi anni del Cinquecento.
Il restauro ha comportato la rimozione di vernici fortemente alterate e di varie ridipinture, in molti casi poco rispettose del testo pittorico originario. Testo che si presentava comunque compromesso (soprattutto nella zona inferiore destra) e segnato da una craquelure molto marcata.
Fondamentali si sono rivelate le indagini preliminari e, in particolare, la radiografia a raggi X, che ha svelato la probabile presenza di una seconda figura di devoto, simmetrico a quello rimasto. La pulitura in questo punto non è stata comunque portata troppo avanti, poiché le indagini hanno evidenziato il deterioramento di questa seconda figura. Si è così mantenuto il manto erboso steso in un restauro di primo Novecento. Nondimeno la pulitura è stata in grado di restituire nel suo pieno splendore l’azzurro del cielo e la profondità del paesaggio che si perde in lontananza, offrendoci una più corretta lettura dei valori cromatici e spaziali dell’opera.
Redazione Restituzioni