La statua, in stucco policromo, raffigura la Madonna con il Bambino. La Vergine indossa una veste rossa e un manto blu, un velo le copre il capo e i piedi sono calzati all’antica. La Madonna tiene in braccio Gesù, anch’egli vestito di rosso.
Conservata alla Fondazione Cini nell’Isola di San Giorgio a Venezia, la statua appartiene a una famiglia abbastanza numerosa di stucchi derivati, mediante calco, da un altorilievo in terracotta rinvenuto nel 1992 nel cortile di Palazzo Segni Masetti, nel centro di Bologna.
La Madonna Segni Masetti è attribuibile a un seguace del grande scultore senese Jacopo della Quercia (1374 ca – 1438). I caratteri querceschi dell’opera rimandano, in particolare, a soluzioni che Jacopo adottò attorno al 1410, quando aderì al linguaggio gotico internazionale dimostrandosi sensibile alle eleganze sinuose e curvilinee delle sculture di Lorenzo Ghiberti (Firenze 1378 – 1455) – si vedano la costruzione del panneggio a grandi pieghe falcate, l’esuberanza sinuosa della stoffa che ricade lungo i fianchi o la compiaciuta eleganza del velo che dalla sommità del capo scivola in morbide falde sul petto.
Nonostante sia molto difficile datare i rilievi realizzati mediante una matrice, il restauro condotto sullo stucco Cini ha permesso di pervenire a una ragionevole approssimazione cronologica. Il riscontro di numerose ridipinture sovrapposte e la presenza di integrazioni e restauri dovuti a cadute e fratture parlano infatti di una storia secolare e travagliata del pezzo, e portano a ipotizzare che il nostro calco (corretto con piccoli ritocchi di gusto più moderno rispetto al prototipo) derivi da un’impronta ricavata dalla terracotta bolognese in una data che non va oltre la fine del Quattrocento.
L’opera presentava un grave degrado dell’imprimitura a gesso e colla e consistenti affioramenti di cristalli nitrosi. I nitrati sono stati eliminati mediante impacchi di acqua deionizzata e pasta di cellulosa, con l’interposizione di carta di riso. La mestica e il pigmento sono stati fissati utilizzando colletta e carta di riso coadiuvati dall’azione del termocauterio, per dare coesione alle parti sollevate. Si è quindi proceduto al consolidamento utilizzando resina acrilica.
Sono state eliminate le numerose ridipinture sulle superfici, impiegando solventi e bisturi. Oltre alla policromia, si è recuperato anche il modellato originario, che aveva subito delle modifiche (in particolare nella manica destra della Madonna e nella capigliatura del Bambino).
Le lacune di materia sono state reintegrate con gesso e colla, mentre sulle mancanze di colore si è intervenuti ad acquerello. Infine è stata stesa una vernice protettiva.
Redazione Restituzioni