Sullo sfondo di un cielo azzurro sfumato, segnato dal sinuoso profilo delle colline alberate, si dispongono i protagonisti del dipinto, realizzato da Gian Francesco Tura nel 1527.
San Nicola appare a sinistra con gli abiti vescovili e l’attributo delle tre palle d’oro che lo qualificano come generoso soccorritore dei poveri. Segue, legato all’immancabile colonna, un Sebastiano trafitto da un’unica freccia, poco sofferente del martirio inflitto, quasi già proiettato nella superiore dimensione celeste. Alla sua destra, posto di fronte a un edificio di memoria classica, è il gruppetto con la delicata Vergine e il suo Bambino, la vecchia madre Anna e Maddalena, con il consueto vaso degli unguenti e un’espressione assorta, quasi rapita in pensiero estatico.
Buona parte della critica si è cimentata sul mistero dell’autore, fino a non molto tempo fa noto come “Orombelli Master” e di recente identificato con Gian Francesco Tura, artista documentato a Mantova fra il 1524 e il 1542.
La pala presenta alcuni tratti di provincialismo, dal punto di vista dell’iconografia (un po’ attardata rispetto alle novità formali del periodo) e dell’aspetto compositivo. Sono evidenti, infatti, la mancanza di proporzione delle figure, studiate individualmente e giustapposte senza armonia, e una diffusa asimmetria, visibile nell’architettura appiattita in superficie e priva di una vera e propria meccanica strutturale. Nonostante il carattere poco aggiornato, l’opera è da considerare importante come testimonianza storica dell’attività di un artista il cui catalogo ancora non ha assunto una fisionomia definitiva.
Grazie al restauro effettuato è stato possibile apprezzare, da un punto di vista strettamente materiale, la qualità dell’opera.
Il supporto tessile si presentava in buono stato di conservazione: si è rivelata quindi sufficiente una pulitura superficiale, che ha compreso la rimozione degli strati di vernice ossidata, la stuccatura delle lacune e la reintegrazione pittorica, effettuata con colori a vernice stesi con tratteggio verticale, secondo la tecnica detta a rigatino. L’intervento, nel complesso, ha reso possibile una rinnovata lettura dell’opera, significativa per ricostruire il profilo di un artista ancora poco conosciuto dalla critica artistica.
Redazione Restituzioni