Sullo sfondo di una tenda verde scuro che si apre sul cielo addensato di nuvole, una Vergine di proporzioni minute, solida però nel complesso, siede su un alto seggio. Sul suo grembo si appoggia scompostamente il Bambino, con in mano un piccolo cartiglio, quasi scivolando dalle ginocchia della Madre. Ai piedi del trono si trova a sinistra san Giacomo, che si rivolge alla Vergine con le mani giunte, accompagnato dai consueti attributi iconografici: il bastone del pellegrino, la bisaccia e il copricapo con la conchiglia. Sulla destra appare invece, saldamente aggrappato alla propria croce, sant’Andrea, avvolto in un manto rosso, con lo sguardo rivolto all’esterno.
A incorniciare la scena, sui due lati e spostati verso lo sfondo, assistono all’evento i santi Cosma e Damiano, nei cui volti il pittore pare abbia voluto immortalare la propria fisionomia.
Il cartiglio affisso sui gradini del trono ci restituisce la data di esecuzione dell’opera (1546), che va inserita nel catalogo tardo di Lorenzo Lotto. Inoltre, sulla scorta del Libro dei conti, sappiamo che l’opera, commissionata ad agosto dello stesso anno dalla Scuola della Concezione della Madonna, fu consegnata agli inizi di dicembre e collocata nel primo altare a sinistra della chiesa veneziana di San Giacomo dall’Orio. Successivamente, la pala fu spostata nella cappella di San Lorenzo e infine sull’altare maggiore, dove è rimasta fino ai nostri giorni.
Il dipinto in passato fu oggetto di tre interventi di restauro: il primo ottocentesco, durante il quale la struttura originaria rettangolare venne chiusa in alto con una lunetta (centina); il secondo che lo riportò al formato originario e il terzo che ripropose un nuovo adattamento in forma centinata.
Con il recente restauro è stata ripristinata la forma rettangolare della tela, riportata così alle dimensioni originali. hanno fatto seguito le operazioni di una nuova foderatura e un’attenta pulitura, effettuata con estrema cautela. Il testo pittorico risultava infatti fortemente danneggiato dalle antiche puliture, che hanno determinato una generale condizione di abrasione e sgranatura. Bruciature di candela, fori per gli ex voto e un’erosione lungo il bordo inferiore (10 cm) dovuta all’umidità completavano una situazione particolarmente compromessa.
Il restauro è proseguito con l’asportazione delle antiche stuccature e l’applicazione di una nuova stuccatura e si è concluso con l’integrazione pittorica a imitazione e la stesura finale di una vernice protettiva. L’intervento si è comunque rivelato molto utile per un recupero della qualità originaria dell’opera, attenuando in questo modo il parere negativo della critica, che riferiva il dipinto a una fase di stanchezza dell’autore.
Redazione Restituzioni