In un latino ormai non più classico, ma comunque austero e tonante, il diacono o il salmista saliva sull’ambone delle chiese paleocristiane per recitare le letture o intonare i canti. L’ambone non deve dunque essere confuso con il pulpito, riservato all’omelia. Di forma rettangolare è in genere finemente scolpito e lavorato proprio sul lato rivolto all’assemblea. Di solito è incurvato, sia pur lievemente, dando così ragione all’etimologia del termine greco ambon che indica appunto una superficie convessa, panciuta. La forma di questa sorta di tribuna si sviluppò tra il VII e l’VIII secolo d.C., per divenire il tipo più diffuso in epoca carolingia. Il taglio lungo il lato inferiore della lastra in oggetto è da collegare presumibilmente a un riutilizzo del pezzo. Nonostante la lacuna si può comunque risalire all’altezza originaria, di 110 cm circa, grazie alla regolarità geometrica della decorazione, impostata su una grande croce centrale. La croce divide lo spazio in quattro rettangoli simmetrici, entro i quali sono altrettanti fioroni a otto petali inscritti in una cornice tonda cordonata o perlata: la cornice è chiamata clipeo perché ricorda la forma di uno scudo. Dai quattro rettangoli si dipartono altrettanti motivi floreali di gigli stilizzati. Nel braccio mediano della croce, i girali di un tralcio includono teste di serpente alternate a foglie di vite. Una ricca trama decorativa dunque, di esecuzione raffinata, che riprende temi iconografici cari alla simbologia cristiana: la purezza del giglio, il benessere e l’abbondanza spirituali della cornucopia (lungo il bordo sinistro), la continuità di vita assicurata dai tralci d’uva, la salvezza della croce, ma anche l’insidia rappresentata dal serpente.
La lastra proviene dai lavori di demolizione, iniziati sullo scorcio dell’Ottocento, della chiesa di San Fidenzio a Medaglino in provincia di Padova: romanica, con pianta a tre navate scandite da pilastri e colonne e una cripta sotto il coro con l’arca che custodiva le spoglie del santo. Non si conosce molto della vita di san Fidenzio, se si eccettua la leggenda secondo cui nel 970 una visione rivelò al vescovo Gauslino il luogo della sepoltura del santo (la cosiddetta inventio). L’ipotesi più accreditata indica il IV secolo come il periodo in cui il santo svolse il suo episcopato, forse a Padova. Rimane dunque incerta la collocazione originaria dell’ambone, anche dal momento che le fonti relative alla pieve di San Fidenzio non sono anteriori al X secolo. Ipotesi di collocazioni diverse sono tuttora al vaglio degli studiosi.
Pur in condizioni materiche soddisfacenti, la lastra era ricoperta da depositi polverosi diffusi e stratificati. La pulitura e la rimozione a bisturi dei residui di colore hanno permesso da un lato di restituire alla lastra la luminosità originale, dall’altro di evidenziare linee di erosione lungo le fasce laterali. Tale erosione potrebbe indicare una collocazione esterna del pezzo, in corrispondenza dell’abside. Fonti scritte e tradizioni orali sembrano confermarlo, così come le tracce di intonaco, di colore giallo chiaro, rilevate dalla pulitura lungo i margini del lettorino.
Redazione Restituzioni