Prima legatura. Il profilo esterno è costituito da una successione di varie bordure, tutte a motivo floreale di varia conformazione. Al centro, su ciascun piatto è raffigurata la figura di un santo: sul verso S. Giovanni Battista, tradizionalmente vestito con la pelle di animale, con l’indice della mano destra alzato per sottolineare la sua funzione di annunciatore, e con la croce simbolo della passione, incerto invece il tipo di pianta raffigurata in basso, ai piedi del santo (una pigna, un tirso, un cardo); sul recto si trova invece San Paolo con la spada (allusione al martirio) e il libro in quanto autore delle lettere. Nell’insieme l’opera presenta un rilievo fortemente plastico ed una accentuata espressività. La legatura fu donata alla cattedrale di Treviso nel 1272 dall’arcidiacono Anselmo, che la legò all’altare di S. Pietro.
Seconda legatura. Entrambi i piatti sono decorati con una cornice a motivi floreali, racemi con volute schiacchiate alterne con tre foglie, con righe di perline. In un lato è raffigurato San Paolo con la doppia chiave, allusiva al potere di sciogliere e legare, e con il libro. Ai quattro lati di questo piatto si trovano anche i simboli degli evangelisti. Nell’altro lato vi è la crocifissione con S. Giovanni e la Madonna Dolenti. In alto due angeli, rispettosamente con le mani velate. La preziosa legatura è menzionata in un antico documento della Biblioteca Capitolare di Treviso in cui sappiamo che anche questo manufatto fu donato nel 1272 dall’arcidiacono Anselmo alla Cattedrale della città.
Croce processionale. Il manufatto è costituito dalla croce e da un’asta o impugnatura e risponde ad una precisa tipologia di oggetto liturgico usato per le processioni o l’apertura di particolari cerimonie. Sul recto si trova il Cristo crocifisso; in basso il teschio che allude ad Adamo sulla cui tomba vuole la tradizione che sia stata issata la croce; in alto il pellicano simbolo dell’amore paterno. Completano la decorazione del recto della croce figure care alla tradizione trevigiana: in alto, S. Liberale patrono della città, e a destra e a sinistra due santi diaconi, Tabra e Tabrata. Sul verso della croce si trova al centro S. Pietro, titolare della cattedrale, e nei bracci gli Evangelisti. Da segnalare che l’opera presenta il bollo di S. Marco ed un contrassegno appartenente ad un artigiano non identificato. La plasticità delle figure tuttavia sembra rimandare all’arte degli scultori veneziani Delle Masegne.
Il bacolo pastorale indica in termini ecclesiastici il bastone simbolo della dignità vescovile. Il manufatto di Treviso risponde ad una precisa tipologia, a riccio figurato, che comporta la presenza di una piccola scultura al centro della voluta terminale. Il bastone è suddiviso in più segmenti decorati con un motivo a gigli e rombi. Il riccio, parte terminale dell’asta, è decorato a fogliami e inoltre nelle due facce sono presenti smalti raffiguranti il Leone in moleca e stemmi nobiliari. La provenienza del bastone è documentata in un inventario datato 1427, in cui si ricorda il vescovo fra’ Nicolò Beruti, a cui si deve probabilmente la committenza del bacolo stesso. Le notizie sull’episcopato di frate Beruti si collocano tra il 1389 e il 1394. Da un punto di vista stilistico il manufatto è messo in relazione con esempi di oreficeria francese, ma anche – soprattutto per il panneggio degli abiti del vescovo e della Vergine – con tipi toscani, e pisani in particolare. L’identificazione degli stemmi nobiliari è controversa, ma il Pazzi propende per l’appartenenza al vescovo Azzo de Maggi e alla famiglia Da Camino, signori di Treviso. In questo caso la realizzazione del bacolo si collocherebbe tra il 1355 e il 1357.
Legature. La pulitura del metallo è stata fatta applicando degli impacchi localizzati con solventi sulle zone incrostate, per ammorbidire e asportare lo sporco stratificato. I cloruri sono stati assottigliati con l’impiego di carbonato di calcio in polvere finissima. I chiodi in eccesso sono stati asportati, mentre quelli in ferro sostituiti con altri in argento. Il velluto è stato pulito con acqua dejonizzata applicata a tampone ed è stato fissato su un supporto di setina con una cucitura in filo di seta. Poi è stato riposizionato e fissato. La testa di S. Pietro è stata smontata per ridurre una grave lacuna, risarcita con una lamina piatta in argento, fissata con colla epossidica. A conclusione le superfici sono state protette con resina acrilica al 3% in trocloroetano. Croce processionale. La pulitura è stata effettuata a tampone con solventi vari (diluente nitro, acetone, tricloroetilene). Sono stati eliminati i residui di vecchie saldature, quindi le parti smontate sono state incollate con resina epossidica. Protezione finale con resina acrilica in soluzione. Bacolo pastorale. Si è proceduto soprattutto al consolidamento degli smalti, ottenuto con impregnazioni successive e localizzate di resina acrilica in soluzione al 5%. Con tamponcini imbevuti di solventi sono stati eliminati alcuni offuscamenti del metallo. Sono state smontate le ali dell’angelo e riposizionate correttamente. Poiché il pastorale è ancora oggetto di uso liturgico, non è stato ritenuto utile applicare il protettivo, perché sarebbe stato inevitabilmente asportato.
Redazione Restituzioni