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    Lampadario

    Data: terzo - quarto decennio del XV secolo
    Artista: Manifattura fiamminga (Dinant) o tedesca (Norimberga)
    Tecnica/Materiale: lega metallica, ottone
    Dimensioni: 120 x 110 cm
    Provenienza: Castiglione Olona (Varese), collegiata della Beata Vergine Maria e dei Santi Stefano e Lorenzo
    Collocazione: Castiglione Olona (Varese), collegiata della Beata Vergine Maria e dei Santi Stefano e Lorenzo
    Edizione: Restituzioni 2018
    Autore scheda in catalogo: Isabella Marelli
    Restauro: Lucia Miazzo; con la direzione di Isabella Marelli (Pinacoteca di Brera); indagini Ulderico Santamaria, Giorgia Agresti (Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa, Laboratorio di Diagnostica “Michele Cordaro”)
    Ente di Tutela: Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese

    Opera restaurata da Lucia Miazzo con la direzione di Isabella Marelli (Pinacoteca di Brera)

    Scheda breve

    Il candelabro è composto da un’architettura centrale gotica, definita tabernacolo, delimitata da sei contrafforti, ornata in alto da una corona e in basso da una ringhiera entrambe traforate a motivi quadrilobati. All’interno del piccolo tempio sono collocate su piedistalli le statuette raffiguranti la Vergine col Bambino, Santo Stefano e San Lorenzo titolari della collegiata; tutt’intorno sono agganciati otto bracci sui quali si distinguono le sagome della Principessa, di San Giorgio – che indossano abiti di gusto tardo gotico – e del Drago; i bracci inoltre sono ornati da fregi ad archetti e trifogli, e all’estremità reggono i portacandele decorati da un motivo traforato a cuori e bordato da trifogli. Il tabernacolo è sormontato da una snella cuspide esagonale attraverso la quale passa il perno centrale in ferro che funge da elemento strutturale di congiunzione tra la mensola di supporto alle figurette, il cono sottostante e la protome leonina che chiude il lampadario.

    Le figure a tutto tondo sono state realizzate in un pezzo unico, tramite una fusione probabilmente a cera persa forse con l’ausilio di stampi, e hanno uno spessore molto sottile di circa 1 mm; i pezzi, poi, erano rifiniti a freddo con i ceselli come dimostrano le capigliature, la criniera del mascherone e i dettagli di San Giorgio e il drago. Il manufatto è appeso nella campata antistante la cappella maggiore della collegiata ed è dotato di un sistema di sospensione, che lo collega a un argano sopra la volta, ancora funzionante, avente lo scopo di abbassarlo per sistemare le candele.

    Con molta probabilità, è stato commissionato dal cardinale Branda Castiglione, personalità di eccezionali capacità diplomatiche che operò in tutta Europa al fianco di papa Martino V e dell’imperatore Sigismondo. Fu però anche un noto e raffinato mecenate. Tra il 1420 e il 1433 trasformò il piccolo borgo natale Castiglione Olona in città rinascimentale ideale, facendo convenire i migliori artisti del tempo, primi tra tutti i pittori Masolino da Panicale e il Vecchietta. La lampada di Castiglione è un esemplare di manufatto estraneo alla cultura artistica italiana, ma ampiamente diffuso nelle abitazioni private e negli edifici sacri d’Oltralpe. Secondo Eric Meyer i candelabri da soffitto gotici, realizzati tra la fine del XIV e il XV secolo, sono il risultato dell’evoluzione del romanico candelabro a Gerusalemme celeste – un grande cerchio scandito da torrette che ha eccezionali esempi nel Duomo di Hildesheim e nella Cappella Palatina di Aquisgrana. La lampada della collegiata appartiene al gruppo di candelabri a tabernacolo con figure e bracci; esemplari simili sono stati rintracciati in alcune chiese parrocchiali di Svizzera, Austria, Germania, e Paesi Bassi. Secondo lo studioso sono tutti prodotti delle manifatture di Dinant in Belgio; per Ursula Mende e Hermann Lockner, si tratta invece di manufatti usciti dalle botteghe di Norimberga, ma la compresenza di caratteristiche peculiari di entrambi i centri di produzione rende incerta l’area di provenienza del nostro lampadario.

    Il suo pregio consiste nella sua quasi completa autenticità, ad eccezione del cono inferiore, probabilmente realizzato intorno al 1886 in sostituzione di quello, ora disperso, che recava quattro placchetted’argento. L’allora parroco aveva affidato il manufatto a un antiquario affinché provvedesse alla pulitura; in seguito questi gli consegnò una copia, mentre trattenne l’originale che espose a Roma nel 1886 al Museo Artistico Industriale. Per intervento dell’architetto milanese Luca Beltrami, che riconobbe la lampada quattrocentesca nel negozio dell’antiquario, l’oggetto fu riportato nella collegiata e la copia rimase a Castiglione, esposta nella chiesa di Villa. Purtroppo però non erano state sequestrate le forme, dalle quali vennero fusi altri esemplari. Infatti Meyer cita alcune copie al Victoria and Albert Museum di Londra e nell’ex collezione Lippmann di Berlino, ora non più rintracciabili, mentre un’altra fusione ottocentesca si trova nel Museum Cau Ferrat y Maricel, Sitges (Spagna).

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima

    Grafico con la rappresentazione delle differenti parti di cui è composto il manufatto. (A) generale struttura architettonica centrale; (B) Perno centrale in ferro; (C) aggancio in ferro del perno centrale all’anello di sospensione; (D) cuspide superiore; (E) corona superiore; (F) base della corona superiore; (G): sei pinnacoli di due tipi diversi; (H) corona inferiore; (I) base della struttura architettonica centrale; (L) elemento a croce interno; (M) anello sospensione bracci; (N) cono sotto; (O) terminale a protome leonina; (P) San Lorenzo; (Q) Base di San Lorenzo; (R) Madonna; (S) base della Madonna; (T) Santo Stefano; (U) base del Santo Stefano; (V) Otto Bracci con reggicandela di due tipi diversi

    Foto di Lucia Miazzo

    Prima del restauro, l’opera a Castiglione Olona (Varese), collegiata della Beata Vergine Maria e dei Santi Stefano e Lorenzo

    Foto di Lucia Miazzo

    Rimozione del candeliere tramite antico argano

    Foto di Lucia Miazzo

    Prima del restauro, particolare del braccio del candelabro con Principessa, san Giorgio e il drago

    Durante
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    Durante
    Foto di Lucia Miazzo

    Durante il restauro, particolare con strato di deposito

    Foto di Lucia Miazzo

    Durante il restauro, test di pulitura sul braccio 1, ala del drago; sopra: situazione prima della pulitura; sotto, a sinistra prima rimozione degli schizzi di cera delle candele, a destra approfondimento graduale della pulitura con impacchi di EDTA seguiti da risciacqui e disidratazione

    Foto di Lucia Miazzo

    Durante il restauro, retro del Santo Stefano, pulitura

    Foto di Lucia Miazzo

    Durante il restauro, fissaggio degli elementi di incastro per il rimontaggio definitivo

    Foto di Lucia Miazzo

    Durante il restauro, smontaggio della struttura architettonica centrale

    Dopo
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    Dopo
    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare della Madonna con Bambino

    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare della protome leonina

    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare del volto di Santo Stefano

    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare del viso di San Lorenzo

    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare del piatto del portacandela

    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare del braccio del candelabro con Principessa, san Giorgio e il drago

    Foto di Lucia Miazzo

    Dopo il restauro, particolare del tempietto con la Vergine e il Bambino, Santo Stefano e San Lorenzo

    Foto di Franco Canziani Fotografia

    Dopo il restauro, particolare del tempietto con la Vergine e il Bambino, Santo Stefano e San Lorenzo

    Foto di Franco Canziani Fotografia

    Dopo il restauro, particolare del braccio con Principessa, san Giorgio e il drago

    Foto di Franco Canziani Fotografia

    Dopo il restauro, particolare del Santo Stefano

    Foto di Franco Canziani Fotografia

    Dopo il restauro, particolare del cono e della protome leonina

    Foto di Franco Canziani Fotografia

    Dopo il restauro, particolare della protome leonina

    Foto di Franco Canziani Fotografia

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2018. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2018 (guida cartacea)

    Restituzioni 2018

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2018 (PDF online)

    Scheda dal catalogo

    Diario di viaggio

    Altre opere dell'edizione

    pittura

    Pitture murali della tomba di Henib

    corredo funerario

    Sarcofago antropoide di Unmontu

    scultura

    Tre stele daunie dal territorio della Capitanata (Stele maschile con armi, Due stele con ornamenti)

    scultura

    Testa maschile barbata, cosiddetta “Testa di Basilea”

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