Sotto un ampio cielo bruno rossastro, Romanino, sfruttando efficacemente la limitata disponibilità dello spazio, organizza una moltitudine di figure, protagoniste delle scene bibliche della Raccolta della manna e dell’Acqua zampillante dalla roccia. La composizione, di grande potenza esecutiva, è caratterizzata da una struttura fortemente anticlassica, quasi violenta nell’evidente disarmonia tra i personaggi che si torcono e si accalcano avanzando sul primissimo piano e quelli che si perdono sullo sfondo campestre.
Il paesaggio, dai colori quasi innaturali, è abitato da figure abbozzate colte nei più disparati atteggiamenti, animate da un’energia che ora possiamo cogliere solo in parte, a causa del degrado che ha segnato la storia di queste immagini.
Le due tele facevano originariamente parte del ciclo decorativo della Cappella del Santissimo Sacramento nella cattedrale di San Pietro de Dom a Brescia, affidato a Moretto, che non poté portarlo a termine a causa della morte avvenuta nel 1554.
Le tele subirono diversi spostamenti giungendo infine alla Rotonda (ora Duomo Vecchio), sottoponendosi così a numerosi danneggiamenti. Già nel Seicento alcune testimonianze riferivano il cattivo stato di conservazione delle opere, assegnate poi (nel Novecento) non più a Romanino ma a un non meglio identificato imitatore. Sempre a causa dell’illeggibilità i soggetti saranno travisati da Berenson, che le confuse con un’Adorazione dei Magi e un’Adorazione dei pastori. Un recupero critico lo avremo solo in seguito alla mostra dedicata all’artista nel 1965, dove i dipinti sono restituiti a Romanino (in collaborazione con Lattanzio Gambara).
L’analisi stilistica successiva al restauro ha confermato la piena autografia romaniniana, nonostante la lettura ormai definitivamente compromessa da alcuni saggi di pulitura di epoca imprecisata.
Numerosi punti della materia pittorica risultavano abrasi, in particolare sui rilievi della tela.
L’intervento è cominciato con la rimozione della vernice, che opacizzava il manto pittorico, cercando però di non andare troppo in profondità con la pulitura. In seguito sono state trattate con antitarlo le zone dei telai compromesse dall’attacco di insetti xilofagi e appianati i difetti di adesione della fodera grazie a una resina acrilica. Sullo strato pittorico è stata poi effettuata una prima verniciatura e la reintegrazione di alcune stuccature ed infine steso un ultimo strato di vernice protettiva.
La leggibilità del testo pittorico è stata così parzialmente restituita, permettendo di riconoscere nei due dipinti la mano del noto artista bresciano.
Redazione Restituzioni